"Adesso basta, no al 2015 bis". E'
la scritta che campeggiava su uno striscione mostrato da diversi
imprenditori dell'indotto di Acciaierie d'Italia, aderenti ad
Aigi, che questa mattina si sono incatenati davanti alla
prefettura di Taranto chiedendo tutele per i crediti vantati nei
confronti di Acciaierie d'Italia che rischiano di perdere in
caso di ricorso all'amministrazione straordinaria, così come
accadde 9 anni fa quando l'Ilva (si chiamava ancora così) fu
commissariata.
Una delegazione è stata ricevuta dalla prefetta Paola Dessì a
cui gli imprenditori hanno consegnato simbolicamente le chiavi
delle proprie aziende. Le ditte dell'indotto aderenti ad Aigi
oggi hanno rimosso i presidi di protesta davanti alle portinerie
della fabbrica, ma le attività restano sospese.
Aigi spiega in una lettera alla prefetta di Taranto che "la
situazione nelle ultime settimane è precipitata a causa del
braccio di ferro che si sta consumando tra socio pubblico,
Invitalia, e privato, ArcelorMittal, mentre potrebbe essere
decretata già nelle prossime ore l'amministrazione straordinaria
della società".
In questo stato "di estrema e grave incertezza - aggiunge
l'associazione datoriale, che raggruppa l'80% delle imprese
dell'indotto ex Ilva - lo stabilimento siderurgico rischia il
collasso come ha dichiarato l'ad Lucia Morselli nel corso
dell'udienza per la composizione negoziata della crisi e al
punto che le nostre aziende hanno dovuto avviare la cassa
integrazione per i lavoratori al fine di garantire loro il
sostegno al reddito e non saranno nemmeno nelle condizioni di
onorare le scadenze fiscali e previdenziali".
Le chiavi delle aziende, conclude Aigi, vengono consegnate al
prefetto "avendo constatato l'assenza di responsabilità politica
a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica
di essere considerata strategica per il Paese".
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