Un meteorite minuscolo eppure
fondamentale perché al suo interno contiene un materiale
ritenuto quasi impossibile perché viola le regole finora
conosciute. E' stato scoperto in Calabria da un collezionista
che poi ha contattato l'università di Bari che, con l'Agenzia
spaziale italiana e l'università di Firenze, ha cominciato a
studiarlo. E ha scoperto che contiene i cosiddetti
'quasicristalli', leghe rarissime, rintracciate sulla Terra in
un'altra sola occasione.
Per gli scienziati il meteorite potrebbe contenere
"materiali precedenti alla formazione del Sistema Solare". Alla
ricerca ha partecipato un pool di scienziati guidati, per
l'Uniba, dalla docente di Mineralogia Giovanna Agrosì.
I primi risultati, che hanno portato alla pubblicazione su
una prestigiosa rivista internazionale, sono stati presentati
oggi a Bari. Presenti, oltre ad Agrosì, anche il rettore di
Uniba, Stefano Bronzini, il direttore del dipartimento di
Scienze della Terra Giuseppe Mastronuzzi, la ricercatrice
dell'Asi Eleonora Ammanito. In collegamento video il direttore
del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di
Firenze, Luca Bindi.
"Il meteorite - ha spiegato Agrosì - contiene una lega di
alluminio e rame con dentro i quasicristalli". Si tratta della
seconda scoperta al mondo: "La precedente - ha aggiunto - era
stata studiata nel 2011 a Khatyrka, nell'Est della Siberia, da
un team internazionale del quale faceva parte Bindi",
considerato uno dei massimi esperti al mondo di questa materia.
"I quasicristalli - ha detto Bindi - sono strutture che tendono
al cristallo ma non lo sono. Abbiamo trovato uno stato
transazionale della materia che non è né un pezzo di vetro né un
cristallo". Il meteorite è custodito nel museo di Scienze della
Terra dell'università di Bari e sarà oggetti di nuovi studi.
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