"Sotto il velo nero c'è
devozione, la stessa che da decenni ognuna di noi custodisce.
Essere una delle ragazze della Desolata vuol dire fare parte
della storia della nostra comunità". È quanto afferma Anna
Fioravanti, una delle capogruppo delle oltre 300 donne che
compongono il coro che accompagna nel sabato santo la
processione della Vergine Desolata a Canosa di Puglia, nel nord
Barese. Le donne sono vestite di nero, tra le mani sgranano il
rosario e hanno il volto coperto da un velo nero. La struggente
bellezza dell'inno che intonano e il loro incedere hanno fatto
parte anche del film 'Ti mangio il cuore'.
"Qui ci sentiamo tutte figlie di una madre che aiuta ad
affrontare le difficoltà della vita", aggiunge Fioravanti poco
prima di segnarsi con il gesto della croce e calare il velo sul
viso. Appena il simulacro della Madonna, seduta davanti al
sepolcro e sorretta nel dolore da un angelo, varca il portone
della chiesa dedicata ai Santi Biagio e Francesco sulle spalle
di uomini in abito scuro, inizia il canto. Storicamente non è
chiara né definita l'origine del coro: le fonti ne riferiscono
la formazione a metà del secolo scorso quando era composto da
una quarantina di donne.
"La processione della Desolata chiude i riti della settimana
santa a Canosa e per un canosino è impensabile non partecipare:
questa Maria, sofferente che affronta il dolore immane della
morte del figlio, è simbolo di tutte le mamme che sono accanto
ai figli nei momenti più bui", spiega don Carmine Catalano,
parroco delle chiese del centro storico. Il corteo si snoda per
le strade della città per quasi cinque ore. A precedere la
Vergine, tanti bambini vestiti da angeli che fra le mani hanno
gli strumenti e gli oggetti della passione e morte di Gesù.
"Maria soffre ma attende la vita: è in lei il significato della
Pasqua", conclude il parroco.
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