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'Mi manca il Novecento', un inno ai cantori dell'inquietudine

'Mi manca il Novecento', un inno ai cantori dell'inquietudine

Saggio di Nicola Vacca su libri e scrittori del secolo scorso

MILANO, 13 luglio 2024, 17:40

Redazione ANSA

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(di Roberto Ritondale) (NICOLA VACCA, "MI MANCA IL NOVECENTO", GALAAD EDIZIONI, PP 181, EURO 16).
    Da Camus a Mann, da Tabucchi a Morselli, da Cioran a Dagerman, da Buzzati a Tondelli: difficile non trovare in questo libro gli autori più amati da chi si interroga sul senso della vita e le fragilità dell'esistenza. Nicola Vacca (critico, poeta e saggista di origine pugliese e di adozione campana) torna in libreria con "Mi manca il Novecento" (Galaad Edizioni), testo che regala assaggi d'autore e d'amore parlando dei più grandi scrittori del secolo scorso. Un'operazione necessaria - scrive Vacca - "per difendere la letteratura".
    Il saggio parte dal "grande romanzo civile" di Antonio Tabucchi ("Sostene Pereira), fa più di un'incursione nella "scrittura carnale" di Pier Vittorio Tondelli ("Altri libertini" e "Camere separate"), sottolinea gli estremismi di Emil Cioran, a cui lo stesso Vacca ha dedicato un altro saggio. Ma è forse nello scovare suggestioni meno note al grande pubblico che l'autore dà il meglio di sé.
    Tra i libri di cui parla Vacca nel suo consueto stile asciutto - pennellate rapide e cristalline - ci sono ad esempio quelli di Tommaso Landolfi, "un genio fuori moda" troppo presto dimenticato, "uno scrittore colto e raffinato" che inventò uno stile tutto suo. Così come "un visionario geniale" è stato Guido Morselli, mai pubblicato in vita. Morselli decise di suicidarsi dopo i ripetuti rifiuti delle case editrici, nonostante proponesse veri e propri capolavori come "Dissipatio H.G." e "Roma senza papa", tutti pubblicati da Adelphi dopo la sua morte, anche se proprio quest'anno è il Saggiatore ad aver proposto scritti e racconti inediti con la raccolta "Gli ultimi eroi".
    Dopo aver parlato di Albert Camus ("La caduta") e di quell' "autentico socialista libertario" che era George Orwell ("1984"), Nicola Vacca apre uno squarcio anche sullo scrittore svedese Stig Dagerman, "un uomo in rivolta che molti hanno paragonato a Camus e a Kafka, un anarchico inquieto". Il saggio si sofferma in particolare sulla sua opera più breve, "Il nostro bisogno di consolazione", in cui, come nuvole nere, si addensano tutte le ombre del tormento esistenziale. "La vita - scrive Dagerman nel libro pubblicato in Italia da Iperborea - è un viaggio pieno di imprevisti tra luoghi inesistenti" e "il suicidio è l'unica prova della libertà umana".
    Il "viaggio" di Vacca in questo libro è invece un inno al Novecento e ai cantori di quella inquietudine che ha caratterizzato il "secolo breve". Un saggio che nasce dalla necessità, l'urgenza, di essere e sentirsi "uomini in rivolta" in un mondo dominato da maschere.
   

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