(di Roberto Ritondale)
(NICOLA VACCA, "MI MANCA IL
NOVECENTO", GALAAD EDIZIONI, PP 181, EURO 16).
Da Camus a Mann, da Tabucchi a Morselli, da Cioran a
Dagerman, da Buzzati a Tondelli: difficile non trovare in questo
libro gli autori più amati da chi si interroga sul senso della
vita e le fragilità dell'esistenza. Nicola Vacca (critico, poeta
e saggista di origine pugliese e di adozione campana) torna in
libreria con "Mi manca il Novecento" (Galaad Edizioni), testo
che regala assaggi d'autore e d'amore parlando dei più grandi
scrittori del secolo scorso. Un'operazione necessaria - scrive
Vacca - "per difendere la letteratura".
Il saggio parte dal "grande romanzo civile" di Antonio
Tabucchi ("Sostene Pereira), fa più di un'incursione nella
"scrittura carnale" di Pier Vittorio Tondelli ("Altri libertini"
e "Camere separate"), sottolinea gli estremismi di Emil Cioran,
a cui lo stesso Vacca ha dedicato un altro saggio. Ma è forse
nello scovare suggestioni meno note al grande pubblico che
l'autore dà il meglio di sé.
Tra i libri di cui parla Vacca nel suo consueto stile
asciutto - pennellate rapide e cristalline - ci sono ad esempio
quelli di Tommaso Landolfi, "un genio fuori moda" troppo presto
dimenticato, "uno scrittore colto e raffinato" che inventò uno
stile tutto suo. Così come "un visionario geniale" è stato Guido
Morselli, mai pubblicato in vita. Morselli decise di suicidarsi
dopo i ripetuti rifiuti delle case editrici, nonostante
proponesse veri e propri capolavori come "Dissipatio H.G." e
"Roma senza papa", tutti pubblicati da Adelphi dopo la sua
morte, anche se proprio quest'anno è il Saggiatore ad aver
proposto scritti e racconti inediti con la raccolta "Gli ultimi
eroi".
Dopo aver parlato di Albert Camus ("La caduta") e di quell'
"autentico socialista libertario" che era George Orwell
("1984"), Nicola Vacca apre uno squarcio anche sullo scrittore
svedese Stig Dagerman, "un uomo in rivolta che molti hanno
paragonato a Camus e a Kafka, un anarchico inquieto". Il saggio
si sofferma in particolare sulla sua opera più breve, "Il nostro
bisogno di consolazione", in cui, come nuvole nere, si addensano
tutte le ombre del tormento esistenziale. "La vita - scrive
Dagerman nel libro pubblicato in Italia da Iperborea - è un
viaggio pieno di imprevisti tra luoghi inesistenti" e "il
suicidio è l'unica prova della libertà umana".
Il "viaggio" di Vacca in questo libro è invece un inno al
Novecento e ai cantori di quella inquietudine che ha
caratterizzato il "secolo breve". Un saggio che nasce dalla
necessità, l'urgenza, di essere e sentirsi "uomini in rivolta"
in un mondo dominato da maschere.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA