Prestiti concessi a tassi fino al
2000% all'anno. Debiti che le vittime dovevano necessariamente
saldare, pena violenze e minacce anche ai loro familiari. È
quanto hanno scoperto i finanzieri del comando provinciale di
Bari che hanno eseguito un'ordinanza cautelare con tre arresti
domiciliari e tre obblighi di presentazione alla polizia
giudiziaria, emessa dal gip del Tribunale barese su richiesta
della locale Procura, nei confronti di sei persone considerate
componenti di una rete di usurai che avrebbe agito nei comuni di
Altamura e Gravina in Puglia, nel Barese. Tutte sono accusate a
vario titolo di usura aggravata, estorsione e abusiva attività
finanziaria. Le indagini sono iniziate dopo le ammissioni di un
imprenditore che a causa di difficoltà economiche, si era
rivolto agli strozzini. Una richiesta di contanti che nel giro
di poco, hanno accertato gli inquirenti, si è trasformata in un
incubo non solo per i tassi di interesse applicati al prestito
concesso ma anche per le costanti minacce e violenze che
sarebbero state compiute da un uomo di Gravina. A confermarlo,
le intercettazioni, ambientali e telefoniche, e le attività di
ascolto e pedinamento fatte nel luglio di due anni fa da cui "è
emerso che nel 2017 e nel 2019, un imprenditore di Altamura
aveva ottenuto due prestiti per un valore complessivo di 120mila
euro a cui erano stati applicati di tassi di interesse annui
oscillanti tra il 120% e oltre il 2.000% annui". Il presunto
usuraio inoltre non avrebbe lesinato violenze e minacce alle
vittime e ai loro parenti per ottenere il saldo del debito
contratto e si sarebbe fatto aiutare da parte persone "per
riscuotere i contanti, per reperire liquidità utile a finanziare
i prestiti e gestire la contabilità", sostengono i militari che
hanno scoperto anche una rete logistica a supporto dell'uomo che
avrebbe avuto anche un "autista che lo accompagnava agli
appuntamenti con le vittime e un locale impiegato per le
riunioni, per tenere la contabilità e ricevere i pagamenti.
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