"La Cerimonia di apertura è stata
chiara, e Dash to Paris l'ha capito: non bastano i fondi, serve
partecipare in prima persona e unire davvero le persone". A
Fabio, quando era piccolo, i medici diedero il consiglio di non
sforzare i muscoli dopo che alcuni suoi valori del sangue
indicavano che sarebbe stato soggetto ad affaticamento
muscolare, strappi e stiramenti. Un fratello con la Distrofia
muscolare di Duchenne, quando emerse la malattia il bambino si
sottopose a dei controlli, scoprendo di non essere malato, ma
'attenzionato' a causa della familiarità per la malattia del
fratello, e gli fu vietato di fare sport. Ma proprio quel 'no'
fu la molla che lo spinse a partecipare a 'Dash to Paris', un
viaggio da Milano a Parigi tra corsa, bicicletta e - ove
possibile - il nuoto per arrivare nella capitale francese in
tempo per la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi 2024. La
storia è raccontata sull'ultimo numero del "Bullone", bimestrale
dedicato ai B.Liver, ragazzi che vivono il percorso della
malattia, con i quali sviluppare progetti di comunicazione,
formazione e co-branding per promuovere l'inclusione, la
responsabilità sociale e creare un ponte virtuoso fra profit e
no profit. Le Paralimpiadi di Parigi 2024, spiegano al Bullone,
sono state importanti, non solo perché ci sono state, ma perché
hanno proposto un cambio di paradigma. Sul palco della cerimonia
di inaugurazione hanno ballato inizialmente due gruppi: uno
'creativo', simbolo di apertura; l'altro più 'rigido', simbolo
di resistenza al cambiamento. Ma poi i due mondi si sono fusi
dinamicamente in un nuovo e unico gruppo.
Coinvolgendo 12 aziende, Dash to Paris non solo chiese fondi
alle imprese, ma di partecipare in prima persona. Vi aderirono
così 30 atleti tra cui Fabio. "Non sarò un grande sportivo, ma
ora - racconta - quando sento i miei piedi agganciarsi alle
tacchette dei pedali della mia bicicletta gialla, quando sento
che il mio corpo si solleva da terra quei 20 centimetri, e due
ruote accompagnano il movimento delle mie gambe, tutto me stesso
respira un'altra dimensione. Quando poi scalo le montagne e il
mio sguardo si perde tra le cime silenziose..." Sei le tappe
previste: dopo Milano, Courmayeur, poi Annecy, Lione, Digione,
fino a Parigi. A ideare Dash to Paris, e a coinvolgere Fabio, è
stato Massimo Plebani, papà della triatleta Veronica Yoko
Plebani (che a queste paralimpiadi vincerà l'argento) lanciando
un progetto di raccolta fondi a favore di Art4Sports e Obiettivo
03, i cui ambassador sono Bebe Vio e Alex Zanardi. Entrambe
queste associazioni finanziano le costose protesi e attrezzature
per la pratica dello sport paralimpico. "Dash to Paris -
racconta Fabio - non era solo una questione di chilometri da
percorrere, era un viaggio verso un'idea di inclusione che si
faceva sempre più concreta tappa dopo tappa". Non è stata solo
una corsa verso Parigi, un modo creativo per raccogliere fondi
(sono stati raccolti 70.000 euro), ma un vero passo verso
l'inclusione. E alla fine, per me, è stato un modo per dire a
quel ragazzino che ha amato la bicicletta, che se anche non
poteva fare sport, ora quel ragazzino pedala".
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