Un'isola nella quale bambini e ragazzi con disabilità praticano sport insieme a tutti. E' il sogno da realizzare della Bebe Vio Academy, accademia dello sport inclusivo ideata dalla campionessa paralimpica di fioretto che svolgerà la propria attività presso il centro sportivo SapienzaSport con il supporto di Roma Capitale. Progetto che a Milano nel suo primo triennio di attività ha coinvolto circa 180 ragazzi, e adesso apre i battenti anche a Roma. Questa offrirà la possibilità ai bambini tra i 6 a i 18 anni con disabilità fisica, ma anche a giovani senza disabilità, di sperimentare gli sport paralimpici.
"L'obiettivo è far sì che i ragazzi provino gli sport per un anno andando poi nelle palestre e portando un po' di cultura della disabilità. Siamo felici di dare una mano, qui si fa cultura della disabilità e vogliamo portarla fuori contaminando il mondo. Il sogno vero è che, entro 5 anni, si possano vedere ragazzi che fanno sport olimpico e paralimpico in una qualsiasi palestra d'Italia", le parole di Bebe Vio alla presentazione della Academy, organizzata e gestita dall'Associazione art4sport ONLUS, in collaborazione con Nike, per rendere lo sport accessibile a tutti e promuovere lo sport paralimpico, in linea con la visione dell'atleta, condivisa e supportata anche da Nike e dalla Sapienza.
Nella Capitale ragazze e i ragazzi avranno la possibilità di cimentarsi in ben 6 discipline come atletica, calcio integrato, sitting volley, scherma in carrozzina, basket in carrozzina e rugby in carrozzina, quest'ultima una novità supportata da Martín Castrogiovanni che sottolinea come "l'inclusione sia tutto.
Vogliamo insegnare ai ragazzi a vedere gli atleti in carrozzina non come disabili, i bambini possono cambiare il futuro e questo è il metodo perfetto per avvicinarli allo sport e stare tutti insieme". A Roma, il programma della stagione 2024/2025 andrà avanti fino a maggio 2025 con due allenamenti a settimana rappresentando, come sottolinea anche Luca Pancalli, presidente Cip, "una di quelle iniziative che si aggiungono alla grande famiglia paralimpica. Difficilmente, in questo quadrante della città, hanno partecipato allo sport le persone disabili ed è importante questa contaminazione".
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