(di Francesco Gallo)
Nata per te di Fabio Mollo ha una
storia così bella che sembra una favola, ma invece è tutto vero.
Distribuito dal 5 ottobre con Vision Distribution in 200 copie,
il film racconta infatti la vicenda umana di Luca Trapanese il
primo single in Italia ad aver ottenuto, dopo una lunga
battaglia, l'adozione di una bambina. E fin qui sarebbe già
straordinario, a questo si aggiunga che Luca è un gay cattolico
che lavora in un centro di assistenza per disabili e che la
bambina poi che gli viene affidata, ovvero Alba Stellamia, è
affetta da trisomia, la sindrome di Down. Insomma una neonata a
cui un'infinità serie di famiglie tradizionali hanno detto: no,
non ti vogliamo.
Va detto che il film di Fabio Mollo, sicuramente di difficile
gestione sul fronte della retorica, non sprofonda mai troppo nel
sentimentale e mantiene sempre una certa sobrietà grazie a una
puntuale sceneggiatura (firmata da Furio Andreotti e Giulia
Calenda), al bravissimo protagonista (Pierluigi Gigante) e a un
cast composto da Iaia Forte, ovvero Antonia (la madre di Luca),
Barbora Bobulova, nei panni di una giudice, Antonia Truppo in
quello di un'infermiera, Teresa Saponangelo, l'avvocatessa e,
infine, Lorenzo (Alessandro Piavani) il compagno di Luca.
"Ci dobbiamo fare una serie di domande dal punto di vista
sociale - spiega Trapanese oggi a Roma, tra l'altro, anche
assessore al Welfare a Napoli -: perché un figlio disabile fa
ancora paura? Il percorso d'adozione ha una legge ferma al 1983
e sono così quarant'anni che non è cambiato nulla".
E ancora Trapanese spiega come lui ce l'ha fatta: "Da single non
posso entrare in tribunale e fare la domanda di adozione, posso
invece inoltrare quella di affido. Poi per fortuna insieme alla
mia avvocata abbiamo cercato di capire come potevo trasformare
questo affido in adozione e alla fine ce l'abbiamo fatta. È però
un percorso difficile perché presuppone una lista in cui
compaiono bambini disabili o con l'HIV o di colore, ovvero tutti
quei bambini esclusi che non riescono ad essere collocati dai
tribunali e che quindi possono essere dati anche in affido, ma
non è detto poi che questo si trasformi in adozione. Comunque -
continua - io sceglierei ancora un figlio disabile. Non perché
sono un eroe, ma perché secondo me la disabilità è
un'opportunità, è bellezza".
Come immagina il futuro dei disabili?
"Quando io non ci sarò più che fine farà la mia Alba? Non c'è
una società pronta a prendersi carico degli altri figli come
fossero i propri come ne La Repubblica di Platone. La logica è
solo questa: speriamo che mio figlio sia sano, il primo, il
migliore di tutti e meno male che a te, e non a me, ti è
capitata la bambina handicappata. Noi vediamo la disabilità
ancora come un problema non come un'opportunità. Quindi nel
momento in cui io ti garantisco la logopedista e ti do gli 800 €
di pensione quando sei diventato adulto ho risolto tutti i
problemi, ma non è così".
Infine, sempre Trapanese, che da sempre impegnato nel sociale e
che ha ideato la casa famiglia per bambini La Casa di Matteo,
unica nel Sud Italia: "Non mi sento in guerra con Giorgia Meloni
con lei ho un rapporto sereno, voglio dialogare con questo
Governo e con la mia lettera al presidente del Consiglio volevo
solo farle capire che la mia famiglia è al pari delle altre".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA