Queste le pagelle della prima serata, in ordine di apparizione.
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FIORELLO: A lui l'onore di benedire il Festival. Compito che ha preso molto sul serio, tanto da presentarsi in abito talare. "Quello di Don Matteo, l'unico Matteo che funziona in Italia", ha punzecchiato. Chi si aspettava una sua presenza debordante è rimasto deluso: il celebrante è Amadeus, e stavolta il passo indietro lo ha fatto Fiorello. In nome dell'amicizia. VOTO: 7
AMADEUS: Il bravo conduttore. Misurato, preciso, si presta a qualche gag con Fiore e con Diletta Leotta. Le polemiche per le gaffe della vigilia sembrano lontane. VOTO: 7.5
TIZIANO FERRO: Ospite fisso a disposizione dei 70 anni del Festival. Prima omaggio un po' troppo american swing a Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu. Poi un'emozionante versione di Almeno tu nell'universo di Mia Martini che finisce con un suo pianto liberatorio. Ferro, ma con il cuore tenero. VOTO: 7.5
IRENE GRANDI, FINALMENTE IO - Lei canta "Finalmente io". E noi non possiamo che rispondere "finalmente tu". Grinta, energia, mestiere e un pezzo di Vasco Rossi. Ricetta vincente che dà la sveglia all'Ariston. VOTO: 7.5
DILETTA LEOTTA - Da un lato si gioca la carta simpatia sul filo della metafora calcistica, dall'altro quella della donna che vuole essere accettata per quello che è oltre alla bellezza. Paga un po' di rigidità e poca scioltezza, porta comunque a casa il risultato. VOTO: 6
MARCO MASINI, IL CONFRONTO - Nono festival per il cantautore fiorentino che con onestà porta sul palco se stesso. E' sempre lui, pregi e difetti. VOTO: 6
RITA PAVONE, NIENTE (RESILIENZA 74) - E' la decana del festival, ma a 74 anni è più giovane di tanti altri artisti in gara. Voce e grinta non hanno età. Giamburrasca è tornata e l'Ariston le tributa la prima standing ovation. VOTO: 7.5
RULA JEBREAL - Lascia senza parole. E non per la sua innegabile bellezza, ma per il monologo che tanto aveva fatto discutere nel pre-festival. E' un pugno allo stomaco, un graffio al cuore, una carezza alle vittime di violenza, un dito puntato contro i carnefici. C'è la sua storia personale e quella di 3 milioni di italiane abusate negli ultimi tre anni. Necessaria. VOTO: 10
ACHILLE LAURO, ME NE FREGO - Esibizione fuori dagli schemi. Aveva annunciato che avrebbe osato, e così ha fatto, presentandosi in tutina lamé, in una libera interpretazione della spoliazione di San Francesco. L'artista più eclettico e innovativo del panorama italiano. Un po' Renato Zero, un po' David Bowie, un po' Freddie Mercury, molto Lauro De Marinis (e il brano infatti ricorda tanto Rolls Royce dell'anno scorso). VOTO: TUTTA LA SCALA DA 1 a 10.
DIODATO, FAI RUMORE - Eleganza e intensità. Uno dei brani più belli del festival. Il cantautore tarantino è maturato, si candida a Premio della Critica (e magari anche qualcosa di più). VOTO: 8
LE VIBRAZIONI, DOV'E' - Il pezzo è radiofonico con ritornello ipnotico, ma da Sarcina e soci, forse, ci si poteva aspettare di più. Hanno il merito di riportare all'Ariston il maestro Peppe Vessicchio, vera star del festival. VOTO: 6
AL BANO E ROMINA - Momento amarcord. Platea tutta in piedi per cantare a squarciagola Felicità. Poi un inedito insieme dopo 25 anni (firmato da Malgioglio). Ma forse per l'anniversario d'argento bastava "un bicchiere di vino con un panino". VOTO: 6.5.
ANASTASIO, ROSSO DI RABBIA - Un brano che mischia rap, rock ed elettronica. Lui c'è, la canzone anche. La dimostrazione che arrivare da un talent non è un marchio a vita. VOTO: 7.5
ELODIE, ANDROMEDA - La coppia d'oro Mahmood-Dardust che l'anno scorso si portò a casa il festival con Soldi, si mette al servizio della cantante romana con un brano che gioca su sonorità molto simili. Elodie ci mette un corpo statuario, una voce che gioca con le evoluzioni melodiche e un'interpretazione convincente. VOTO: 7
BUGO E MORGAN, SINCERO - La strana coppia che si rifà a Franco Battiato si diverte sul palco e si vede. Forse qualche imprecisione, ma rivedere Morgan all'Ariston è comunque un piacere. VOTO: 6.5
EMMA - Dopo il passaggio promo per il film Gli anni più belli, torna per celebrare 10 anni di carriera. Canta Stupida Allegria, con il coinvolgimento di tutta l'orchestra e di 8 percussionisti, e poi un medley dei suoi successi. VOTO: 8
ALBERTO URSO, IL SOLE AD EST - Il classico che più classico non si può. Pop lirico nella via segnata già da Andrea Bocelli e da Il Volo. Ma la strada è ancora lunga. VOTO: 5.5
RIKI, LO SAPPIAMO ENTRAMBI - E' tornato alla ribalta dopo un lungo silenzio. Forse un po' di riflessione in più poteva aiutare. Brano poco incisivo. VOTO: 5
RAPHAEL GUALAZZI, CARIOCA - E' un musicista vero, a tutto tondo. E si sente. Look da turista americano in vacanza e ritmi latino-caraibici. E' festa. VOTO: 7