"Se si fossero vestiti da drag queen, almeno sarebbe stato uno spettacolo, non basta una parrucca per cantare quella canzone, per cantare quella canzone ci vuole cultura". Con l'orgoglio di chi trent'anni fa portò all'Ariston, in coppia con Sabrina Salerno, il brano manifesto Siamo donne, diventato negli anni simbolo di ribellione femminista, Jo Squillo prende le distanze dall'esibizione di Amadeus e Fiorello al festival.
"Con quella canzone abbiamo lasciato un segno, abbiamo fatto la storia, ma la storia si rispetta - rivendica -. Quella sera di 30 anni fa raggiungemmo un record di ascolti di 17 milioni di spettatori, non so chi altro lo abbia fatto". "Potrei leggere i tanti messaggi arrivati su Instagram: sono stati massacrati. Qualcuno ha anche scritto 'se li querelate vincete di sicuro', ma ci mancherebbe, sono troppo artista per pensare di mettere tutto in mano a degli avvocati, e non penso assolutamente che ci sia stata derisione, è che a loro, inconsapevolmente, quella cultura, quell'attenzione al femminile manca". Secondo Jo Squillo, che da anni è impegnata in progetti e iniziative a favore dei diritti delle donne, tutto il Festival comunque - dice all'ANSA - ha dimostrato di non aver fatto alcun passo avanti. "Basta confrontare il numero di cantanti donne e uomini in tutte le categorie - sottolinea - fino ad arrivare agli autori, su 10 solo una è donna, e ai direttori d'orchestra, con zero donne". La showgirl chiede perciò "ufficialmente alla Rai che sia data l'organizzazione del prossimo Festival a un gruppo di donne. Come in tutti i settori venga rispettata la partita di genere".
Secondo Jo Squillo, "c'è bisogno nella società, dopo questo anno così speciale, che così profondamente ha colpito tutti, di un doveroso cambiamento. Noi tutti abbiamo versato così tante lacrime che davvero la musica in questo momento può essere una potente voce di cambiamento, quindi Sanremo in questo momento doveva essere ancora più speciale, toccante, non banale, e se ne sono accorti anche loro, non si può banalizzare questo grande momento anche di lacrime riempiendo le poltrone vuote con dei palloncini: l'assenza c'è non si può chiudere, si doveva invece far sentire, perché è anche la magia di questo momento che ci fa sentire uniti". Ed è forse pure, secondo Jo Squillo, quello che si aspettava la gente, "che non ha sentito il Festival vicino. E lo dico con il massimo rispetto per Fiorello che è un grandissimo professionista", conclude.
Meno severo il giudizio di Sabrina Salerno, "divertita" dalla parodia di Ama e Fiore. "Il problema - riflette - è che il maschilismo regna ancora sovrano, non solo nell'ambiente dello spettacolo, ma anche nella politica, nel giornalismo, nelle libere professioni. Le donne devono fare sempre il triplo della fatica". "Ho 52 anni, lavoro da quando ne avevo 17 - racconta -, ho spesso avuto a che fare con persone che pensavano che la mia carriera sarebbe finita. E invece me ne frego dei giudizi, continuo a usare il mio corpo, la bellezza, la salute, la forza, vado avanti per la mia strada, dico quello che penso, non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno. Mi è capitato di subire prevaricazioni, ho sempre denunciato, affrontando anche cause di 15 anni. Mi sono sempre battuta per non subire". Nel 1991, quando Jo Squillo le propose 'Siamo donne', "ero così presuntuosa da pensare che 'oltre le gambe c'è di più' fosse un concetto scontato. E invece aveva ragione lei, quella frase è valida oggi più che mai. Continuiamo a parlarne - conclude Sabrina Salerno all'ANSA - ma c'è sempre il potere maschile che regna sovrano".