Al festival in gara tra le Nuove Proposte, Luca Gaudiano, in arte solo Gaudiano, non arriva solo con la sua canzone, ma si porta dietro un vissuto che è amore e dolore, che allo stesso tempo è presenza e assenza. Gaudiano, foggiano classe 1991, in arrivo dal mondo del teatri e dei musical (ha lavorato negli adattamenti italiani di Rent, American Idiot, Ghost, dello sfortunato Divo Nerone al Palatino a Roma) ha conquistato il palco dell'Ariston con la sua storia: la perdita di suo padre avvenuta a marzo di due anni fa, raccontata con delicatezza nel brano "Polvere da sparo".
Una canzone pop, caratterizzata da ritmiche incalzanti, in cui il giovane cantautore racconta il sentimento di impotenza, il suo e di tutti quelli che hanno vissuto la stessa situazione, davanti alla malattia; la rabbia di fronte all'ineluttabile; la solitudine del lutto. Da cui, però, si riparte. "Polvere da sparo è la canzone che non avrei mai voluto scrivere - racconta l'artista -. Credevo di non essere all'altezza del dolore che provo, invece poi ho trovato le parole o forse loro hanno trovato me. Attraverso la musica riesco ad esorcizzare il trauma. La platea vuota? Forse mi aiuterà a concentrarmi".
Cresciuto da bambino a pane e Battisti, Celentano, De Andrè e De Gregori ("quella musica mi ha educato alla lingua italiana, alla metrica"), passato da ragazzino al punk dei Clash e dei Cure, poi ai Green Day e ai Blink e tra gli italiani agli Articolo 31 ("mi affascina l'hip hop, mi piace come scrocchiano le parole. Il migliore ora è Mahmood: è lui che sta segnando la strada da seguire, ha alzato l'asticella con la sua eleganza musicale"), si definisce un cantautore neo-nato, dal momento che quello di Sanremo è praticamente il primo brano che ha scritto.
"E allora perché non partire dal festival, palcoscenico migliore non c'è per farmi conoscere e per farmi portavoce di tanti che hanno vissuto la mia stessa storia. Una tappa di una strada che ora mi ha portato alla musica". Il teatro finora lo aveva attirato a sé, ma questo è solo un arrivederci a quanto prima.
"Questo non è un bivio, non credo alle etichette - attore o cantautore - ma alla multipotenzialità. Penso ad un artista come Lodo Guenzi, ad esempio, che è cantante, attore, scrittore.
Tutto nasce dalla necessità di dire la propria, perché credo nell'onestà dell'ispirazione che non sia industriale, ma artigianale. Insomma, per me niente calderone di # o mere masturbazioni musicali". E poi a rinunciare di vivere le mille vite concesse dal teatro non ci pensa proprio, neanche in questo momento difficile. "Sembra che a nessuno interessi quello che sta succedendo al mondo degli spettacoli dal vivo, non si sta andando nella direzione giusta. Al festival siamo dei privilegiati, ma all'Ariston ci sarà idealmente tutta la categoria", sottolinea Gaudiano che sulle assi del palcoscenico si sente "in una comfort zone, grazie alle maschere che puoi indossare. Invece nella musica sono Luca, a nudo e senza nessun filtro". In attesa del festival, Gaudiano è al lavoro su canzoni nuove per un disco che sta preparando per l'autunno e che porterà dal vivo (due date in programma a novembre, covid permettendo, a Roma e Milano). "Tutto questo sta succedendo perché mio padre mi ha lasciato l'amore per la vita e perché vuole vedermi felice. Sono a Sanremo per lui, sento la sua mano sulla mia testa".