"Tutti con la stessa carne debole, la stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita”: ultimo quadro di Achille Lauro, a completare il viaggio musicale che ha accompagnato ogni sera del festival. Introdotto dal ballerino Giacomo Castellana dell'Opera di Roma, l'artista romano ha cantato la sua "C'est la vie", in un omaggio all'orchestra. Nel suo monologo conclusivo - dopo aver ascoltato gli audio originali con gli insulti che gli sono stati rivolti nel tempo da Red Ronnie, Matteo Salvini, Maurizio Gasparri, Valerio Staffelli - a petto nudo e con delle rose infilzate nel petto sanguinante (le parole che feriscono), la consueta benedizione stasera è: "Dio benedica solo noi essere umani".
È giunto il nostro momento.
La nostra stessa fine in questa strana fiaba.
La più grande storia raccontata mai.
Maschere dissimili recitano per il compimento della stessa grande opera.
Tragedia e commedia.
Essenza ed esistenza.
Intesa e incomprensione.
Elementi di un'orchestra troppo grande per essere compresa da comuni mortali.
È giunto il nostro momento.
Colpevoli, innocenti.
Attori, uditori.
Santi, peccatori.
Tutti insieme sulla stessa strada di stelle
Di fronte alle porte del Paradiso.
Tutti con la stessa carne debole.
La stessa rosa che ci trafigge il petto.
Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita.
E così sia.
Dio benedica Solo Noi
Esseri Umani.