"La Sardegna non può e non deve
ospitare le scorie. Si tratta di un'ipotesi grave, che
produrrebbe conseguenze rovinose su un'isola che sta ancora
pagando un prezzo altissimo alle inadempienze dello Stato e
all'abuso delle servitù militari, e che oggi vuole voltare
pagina, assecondando la sua vocazione ad uno sviluppo
sostenibile e rispettoso dell'ambiente". Lo afferma il
segretario del Pd sardo, l'europarlamentare Renato Soru.
"Nella nostra isola ricade il 65% delle servitù militari
nazionali - spiega Soru - oltre 30 mila ettari di territorio
sotto vincolo, 80 chilometri di costa perennemente inaccessibili
e circa 20 mila chilometri quadrati inibiti alla navigazione,
alla pesca e alla sosta durante le esercitazioni a mare.
Ospitiamo tre poligoni, fra i più vasti d'Europa e dove vengono
svolte attività di tiro altamente distruttive e inquinanti. La
Regione chiede da tempo che venga finalmente avviato un processo
di riequilibrio, rispetto alle altre regioni italiane del peso
delle servitù e delle attività militari - prosegue l'esponente
del Pd - anche attraverso la chiusura, la riconversione e la
restituzione delle servitù militari. Questo triste primato,
tutto sardo, comporta inequivocabilmente un 'criterio di
esclusione' della Sardegna dalla mappa dei possibili siti di
stoccaggio in Italia. La Sardegna ancora paga, inoltre, un
pesante tributo alle inadempienze delle aziende delle
partecipazioni statali, che hanno abbandonato l'isola lasciando
desolazione e vasti territori inquinati che ancora attendono le
bonifiche, dopo il breve sogno dell'industrializzazione o dopo
decenni di sfruttamento minerario".
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