(di Manuel Scordo) Il Sulcis protesta in strada a Cagliari e Roma, lotta per il lavoro e contro un tasso di disoccupazione che fa di questo territorio la provincia più povera d'Italia, combatte per la sopravvivenza e per il futuro.
In mezzo ai tanti caschi degli operai dell'Alcoa, oggi in presidio nella capitale, in piazza Montecitorio, o nascosto tra le bandiere e gli striscioni dei mille manifestanti sotto il palazzo della Regione, a Cagliari, c'è la storia drammatica di chi non ce la fa più.
E' quella di Luciano - nome di fantasia scelto da lui stesso perché, dice, "non voglio essere riconosciuto per farmi compatire" - un disoccupato di 50 anni, residente in uno dei Comuni del Sulcis, padre di due figli, di cui uno minorenne, che è arrivato a rubare "per mangiare". Lo racconta all'ANSA con la voce che si strozza in gola, tra le lacrime, mentre confessa di aver più volte pensato al anche suicidio. "Alcune settimane fa non avevo scelta: o mangiavo rubando qualche cosa oppure mi toglievo la vita - spiega - sono entrato in un supermercato e ho rubato alcuni generi alimentari, ma mi hanno scoperto. Il responsabile del market voleva chiamare i carabinieri, gli ho spiegato che sono disperato, che non mangiavo da giorni e alla fine sono riuscito a convincerlo a non denunciarmi. Ma non posso continuare più in questo modo".
I problemi di Luciano iniziano nel 2012 quando la sua attività va in crisi e lui rimane senza lavoro. Una situazione che si ripercuote anche sulla famiglia. E lui si separa dalla moglie: "non andavamo più d'accordo", dice. Quindi lascia la Sardegna in cerca di fortuna. "Ho lavorato per un paio di mesi come cuoco in un ristorante, ma poi più nulla. Allora sono tornato nell'Isola con la speranza di trovare un lavoro, una occupazione che potesse garantirmi almeno la sopravvivenza, ma non c'è niente per me".
Alle difficoltà economiche si aggiungono quelle di trovare anche un posto dove dormire. "Non genitori nè altri parenti - racconta ancora Luciano - vivo alla giornata, a volte dormo in macchina, altre a casa di qualche amico. Al momento non ho rapporti con la mia ex moglie e nemmeno con mio figlio maggiorenne. Se sono ancora qui è perchè mi dà la forza per andare avanti mio figlio più piccolo. Abbiamo un buon rapporto, ci vediamo e ci parliamo, ma cosa posso offrirgli, quale futuro?". "Siamo tutti alla frutta, in molti sono sul lastrico nel Sulcis - sottolinea sconsolato - ma c'è bisogno di lavoro per sopravvivere". Cercano di aiutare Luciano alcuni sindacalisti della Cisl territoriale e alcuni professionisti.
"Mi confortano e cercano di darmi speranze - sussurra mentre si commuove - ma a volte vedo tutto nero e penso davvero di non avere un domani".
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