L'estasi e l'eros di Sancta Susanna e il fuoco delle passioni in Cavalleria Rusticana conquistano il pubblico nella messinscena firmata da Gianfranco Cabiddu. Felice esordio nella Lirica per il regista de "La stoffa dei sogni", David di Donatello per la miglior sceneggiatura non originale. A lui è stata affidata la regia del dittico Sancta Susanna di Hindemith e Cavalleria Rusticana di Mascagni, in prima nazionale ieri sera al Teatro Lirico di Cagliari, nuovo allestimento del Lirico e terzo titolo del cartellone operistico.
Cabiddu ha trovato la sua personale chiave di lettura che gioca sui contrasti e le analogie per rappresentare le due opere. L'elemento cinematografico emerge prepotentemente fin dall'ouverture del melodramma verista ispirato alla novella di Verga. Le immagini della Grande Guerra fanno da sfondo alla torbida vicenda di amore e morte, tradimento e gelosia, onore e vendetta, ambientata dal regista in un villaggio minerario di una Sicilia trasfigurata in Sardegna. Di segno fortemente pittorico invece Sancta Susanna, partitura di rara esecuzione a causa del tema "scandaloso", intensa, ricca di pathos e poesia.
Il regista dà corpo ai fantasmi che abitano il giardino del monastero. In una notte incantata dove si sente la voce del vento, il profumo dei lillà e l'eco dei sospiri degli amanti, Sancta Susanna, suggestionata dai racconti di Klementia ha una sorta di visione. Rivive in lei la tragedia di Beate, crudelmente punita per aver trasgredito: la visione culmina nell'estasi mistica.
Un'ulteriore e interessante chiave di lettura del dittico è offerta dai costumi disegnati da Marco Nateri: la semplicità ma anche il cupo dramma celato nel coro di monache velate contrapposto alla vivacità e varietà di abiti di cernitrici e minatori con le sfumature di terra e metallo e i colori brillanti della festa.
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