"Non mangio da ieri e salvo novità tra una settimana smetterò di bere, do voce ai malati fragili che come me attendono il vaccino, vittime impotenti di una situazione vergognosa". È il grido di battaglia contro la sanità sarda partito da Selargius, comune della Città metropolitana di Cagliari. Protagonista Ignazio Cordeddu, ex sindacalista, pensionato, 67 anni: dopo una lunga trafila tra telefonate e rimpalli che l'hanno prostrato, rispolvera ora lo spirito dei tempi dell'attività sindacale, durante la quale è stato anche segretario generale della Uilcem Sardegna.
"Do visibilità a una vicenda che non riguarda solo me - spiega all'ANSA - ma tantissimi sardi che non possono farsi sentire e pretendono giustizia: implorano di essere vaccinate mentre tutti passano davanti". Ignazio Cordeddu non deambula, due ictus l'hanno limitato nel fisico ma non hanno scalfito le energie. "Vivo in una condizione sostanzialmente protetta - racconta - esco solo accompagnato, per le continue visite mediche". Teme per sé, "perché mi dispiacerebbe lasciare questo mondo in modo così indegno", confessa con voce provata ma ferma. "Faccio lo sciopero della fame perché questa situazione è intollerabile - insiste - penso soprattutto ai tanti che, pur essendo fragili, devono lavorare senza essere vaccinati, esposti a ogni rischio".
Prima di passare ai fatti le ha tentate tutte. "Dal medico di base alla farmacia in cui faccio la spesa settimanale, dagli specialisti che mi curano agli ospedali in cui sono stato ricoverato, sino all'azienda sanitaria in tutte le sue declinazioni: per due mesi - denuncia - mi sono sentito dire solo di avere pazienza, che mi chiameranno". Abbastanza per indurlo a una protesta clamorosa. "Vogliamo risposte, siamo pronti a una class action, qualcuno - avverte - dovrà pagare".
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