di Fabrizio Fois
Ha riaperto gli occhi e ha già ricevuto la visita di qualche familiare, in particolare della sorella Stefania. E in uno dei suoi momenti di lucidità dopo quasi 40 giorni di coma, ha iniziato con difficoltà a pronunciare qualche parola e a chiedere notizie del figlio. Mirko, però, è stato ucciso a soli 19 anni la mattina dell'11 maggio scorso, nel disperato tentativo di difenderla dalla furia omicida dell'ex compagno. Paola Piras, 51 anni di Tortolì, in Ogliastra, colpita con 18 coltellate da Masih Shahid, pakistano di 29 anni, operaio in un cantiere nautico, è uscita dal coma indotto farmacologicamente dai medici rianimatori dell'ospedale di Lanusei per preservare il suo corpo martoriato da quei fendenti che hanno colpito quasi tutti i suoi organi vitali. Sei settimane di buio nei quali la donna ha lottato disperatamente, attaccata alla vita per riabbracciare il figlio Mirko che si era interposto tra lei e il killer piombato nell'appartamento al primo piano della palazzina nella centralissima via Monsignor Virgilio, a Tortolì, arrampicandosi su un pluviale e violando la misura del divieto di avvicinamento che gli era stato inflitto dalla giudice di Lanusei per precedenti maltrattamenti. Distesa sul letto dell'ospedale, la donna non sa ancora che suo figlio è morto nella colluttazione. Mirko è stato ucciso con due coltellate profonde al torace, una delle quali - ha stabilito l'autopsia - è penetrata nei polmoni causando un'emorragia e provocando una morte quasi immediata. Il ragazzo avrebbe dovuto conseguire la maturità quest'anno. Un diploma con il massimo dei voti consegnato postumo venerdì scorso alla zia Stefania e al fratello Lorenzo dai dirigenti dell'Istituto Ianas, la scuola alberghiera frequentata da Mirko che studiava per diventare chef.
A lui è stata intitolata anche una targa esposta all'interno dell'istituto: "A Mirko Farci - si legge - in ricordo del suo gesto, per noi una grande lezione di vita". Unanime il commento dei docenti: "Gli abbiamo dato 100, perché avere salvato la vita della madre quanto può valere se non il massimo?". Ora la sua mamma Paola sta facendo passi importanti in un momento delicato. "E' stata estubata e respira autonomamente ma non è fuori pericolo, la sua situazione è ancora critica", spiega il direttore del presidio ospedaliero Nostra Signora della Mercede di Lanusei, Luigi Ferrai. E visto che non conosce ancora l'epilogo dell'aggressione, i sanitari temono che la notizia possa aggravare le sue già precarie condizioni di salute.
"I medici del reparto di Rianimazione, diretti dal primario Francesco Loddo, la stanno curando nel migliore dei modi - sottolinea Ferrai - La donna ha al suo fianco anche alcuni psicologi: dalla collaborazione tra l'equipe dei clinici e quella degli psicologi, si deciderà quando e come comunicarle l'epilogo della drammatica aggressione del suo ex compagno, costato la vita al figlio Mirko. Al momento i tempi non si possono prevedere, tutto dipende dall'evoluzione della situazione clinica della paziente". In questi 40 giorni Paola ha già ricevuto la solidarietà e la vicinanza non solo di tutta la comunità tortoliese - commovente la catena umana dei compagni di scuola di Mirko, legati l'un l'altro da un nastro bianco e con un fiore in mano, poi raccolti in un mazzo e lasciati all'ingresso della sua abitazione - ma di tante persone e associazioni che si sono strette a lei e alla sua famiglia per dire "basta" alla violenza sulle donne. Masih Shahid, sfuggito peraltro a un tentativo di linciaggio il giorno dell'arresto da parte di una folla inferocita, è tuttora rinchiuso nel carcere di Lanusei: ha già confessato il delitto e il ferimento della donna ma non ha mai mostrato segni di pentimento.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA