Sono nove le persone arrestate in Sardegna nell'ambito della maxi operazione condotta dalla Guardia di finanza che ha smantellato un'organizzazione criminale di stampo nigeriano specializzata nel riciclaggio di denaro, nella tratta di esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione. Una decima è stata catturata dai militari delle Fiamme gialle di Cagliari in un'altra regione. Cinque finiti ai domiciliari, gli altri cinque in carcere. Si tratta di cinque uomini e cinque donne di età compresa tra i 60 e 30 anni.
I provvedimenti sono stati eseguiti a Cagliari, Olbia, Decimomannu, Iglesias, Quartu Sant'Elena e Quartucciu. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza, che ha lavorato sotto il coordinamento della Dda di Cagliari, il gruppo sardo era al vertice dell'organizzazione criminale e si occupava di utilizzare i nigeriani anche nelle alte regioni coinvolte nel blitz, che ha portato complessivamente all'arresto di 40 persone. Le indagini sono partite d'iniziativa alcuni anni fa e si sono poi sviluppate anche grazie all'aiuto di una donna nigeriana finita sotto il giogo dei connazionali, che ha trovato il coraggio di denunciare quanto le stava accadendo. Gli investigatori delle Fiamme gialle hanno anche individuato in provincia di Cagliari sei centri hawala, cioè punti di incontro in cui i nigeriani portavano il denaro da spedire all'estero senza essere rintracciati.
A NIGERIANE IMPOSTO IL RITO VOODOO - Le ragazze nigeriane reclutate e introdotte in Italia venivano vessate, sottomesse e poste in uno stato di vulnerabilità psicologica, determinato anche dalla celebrazione di macabri riti "voodoo" a garanzia del debito contratto per arrivare nel nostro Paese. E' quanto accertato nell'ambito dell'indagine, che ha portato a 40 arresti, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura di Cagliari su una associazione a delinquere di matrice nigeriana finalizzata al riciclaggio internazionale di capitali illeciti dedita anche al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Sono complessivamente 122 le persone coinvolte nel procedimento che ha riguardato il gruppo criminale dell'Eiye "Supreme Confraternity of Air Lords". "Un primo filone investigativo è originato dall'acquisizione di informazioni - spiega una nota della Guardia di Finanza -, successivamente corroborate con l'acquisizione di una denuncia di una donna introdotta clandestinamente in Italia, concernenti l'esistenza di un'estesa rete di persone, operanti tra la Nigeria e l'Italia" che ha costretto "giovani donne nigeriane, a fronte delle promesse di opportunità lavorative nel nostro Paese, ad assumersi ciascuna debiti, anche di 25, 50 mila euro, compreso le spese del viaggio verso l'Italia".
Debiti che le vittime avrebbero dovuto saldare per ottenere "in cambio la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro stesse e i propri familiari in Nigeria". Il provvedimento dell'Autorità giudiziaria di Cagliari, che ha consentito di liberare le giovani vittime dal vincolo di "coazione fisico-psicologico" cui erano costrette. Le indagini hanno portato alla luce "una struttura reticolare suddivisa su tre gruppi criminali radicati, rispettivamente, in Sardegna (nel cagliaritano), in Piemonte (nel torinese), in Emilia Romagna (nel ravennate), ma con operatività estesa in altre aree italiane e transnazionale (in Nigeria, Libia e Germania), dediti alla commissione dei reati innanzi indicati, ma anche di identificare le vittime, 50 donne nigeriane, reclutate e condotte da propri connazionali dalla Nigeria".
COME TRASFERIVANO I SOLDI - Soldi nascosti nei pacchi di pasta o nei manici dei trolley, prevenienti dalla sfruttamento della prostituzione e dalla tratta delle donne, trasferiti in Nigeria dove erano riciclati in investimenti immobiliari. E' il sistema scoperto dalla Guardia di Finanza e della procura di Cagliari con il contributo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo con l'indagine sulla mafia nigeriana che ha portato all'arresto di una quarantina di persone e all'iscrizione nel registro degli indagati di oltre 120 soggetti.
Gli accertamenti, durati due anni, hanno consentito di scoprire che i soldi venivano trasferiti attraverso i money transfer o con il sistema 'hawala' ma, soprattutto, con una serie di corrieri che, ha spiegato il sostituto della Procura Nazionale Diana De Martino - effettuavano anche cento viaggi in un anno, molti dei quali trasportando somme la soglia per la quale scattano i controlli. I finanziari hanno individuato almeno 11 'squadre' di corrieri ognuna delle quali era composta da diverse persone operative in Sardegna, Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, 9 delle quali residenti in Libia, Nigeria e Germania. Corrieri che avrebbero trasferito illecitamente in Nigeria almeno un milione e 800mila euro.
"Ci siamo confrontati con un'organizzazione chiusa e compatta, complessa e strutturata" ha sottolineato il procuratore di Cagliari Danilo Tronci. "Abbiamo svolto una poderosa, importante e articolata attività economico finanziaria, concentrandoci sulle indagini bancarie - ha aggiunto il capo dello Scico della Gdf, il generale Alessandro Barbera - approfondendo 63 segnalazioni di operazioni sospette e effettuando una attenta analisi degli spostamenti di denaro" con i vari canali, in totale circa 12 milioni. "Si tratta - ha concluso - di una delle prime attività che va a delineare il sistema organizzato di trasferimento di denaro di natura illecita".
ORINIZZAZIONE STRUTTURATA COME N'DRANGHETA - La mafia nigeriana "sembra quasi rimodellare la configurazione della 'Ndrangheta", agendo con gruppi criminali locali che hanno una certa autonomia di azione ma che rispondono sempre alla casa madre. Lo ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo commentando l'inchiesta della guardia di Finanza con oltre 120 persone indagate per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale di capitali illeciti. Si tratta di "un'operazione di grande importanza - ha aggiunto De Raho - che ha consentito di evidenziare l'imponenza dei trasferimenti di valuta" attuati dall'organizzazione criminale, "un vero e proprio sistema di riciclaggio" strutturato e realizzato attraverso money transfer, corrieri e l''hawala', il sistema per inviare denaro al di fuori dei circuiti tradizionali che consente l'anonimato e la non tracciabilità.