Sono 450 gli autotrasportatori sardi senza sigle sindacali pronti a sistemare i loro mezzi davanti ai porti e alle zone industriali in occasione dello sciopero proclamato per lunedì 14 marzo contro il caro gasolio. Coinvolti gli scali di Cagliari, Olbia, Oristano e Porto Torres. Idem per le zone industriali. Si comincerà all'alba. E non c'è un termine stabilito. "Andremo avanti a oltranza", annuncia all'ANSA Gabriele Frongia, uno degli autotrasportatori che si sono autoconvocati ieri a Tramatza, in provincia di Oristano, decidendo la mobilitazione.
Sarà una protesta pacifica, senza alcun blocco, precisano i promotori dello sciopero, che è stato votata all'unanimità dai 300 partecipanti all'assemblea. "Gli altri 150 - spiega Frongia - erano assenti giustificati perchè impegnati con trasporti nella Penisola. Ma siamo tutti d'accordo: così non si può lavorare, con il prezzo del gasolio a questi livelli non è possibile andare avanti". Una astensione dal lavoro che, però, potrebbe essere evitato: gli autotrasportatori, infatti, hanno chiesto un incontro urgente con l'assessore ai Trasporti della Regione Sardegna.
"Lo sciopero sarà volontario, ma il messaggio deve arrivare a tutti - dice Massimiliano Serra -. Siamo pronti a paralizzare l'Isola per attirare l'attenzione su una situazione insostenibile. Non solo il gasolio che è ormai arrivato a prezzi stellari, a pesare sulle nostre tasche ogni giorno ci sono anche l'aumento dei costi per i trasporti marittimi, quelli per la manutenzione del mezzo e la sostituzione degli pneumatici. Un salasso continuo ormai arrivato a livelli non più sopportabili".
Nel frattempo, le sigle sindacali ufficiali prendono posizione sul messaggio vocale rimbalzato ieri su migliaia di chat WhatsApp della Sardegna che preannunciava un blocco totale delle consegne per due settimane, provocando una psicosi che ha portato in tanti a fare da subito scorte nei supermercati e alle pompe di benzina. "Si tratta di un messaggio di un lavoratore disperato che sta annunciando qualcosa di illegale - chiarisce il segretario generale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu - Vietare i beni di prima necessità è un reato, non è possibile privare la popolazione di beni primari"."Il caro benzina - sottolinea il leader sindacale di categoria - è un problema che riguarda tutti. Come Filt Cgil non siamo stati contattati da nessun lavoratore. Siamo d'accordo che si debba protestare contro gli aumenti, ma bisogna assolutamente trovare altri modi".
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