La storia di Vittorio Palmas di Perdasdefogu, internato nel campo di concentramento di Bergen Belsen e risparmiato dal forno crematorio dei nazisti nel 1944 per due chili in più - ne pesava 37 e non 35 - torna sulle scene teatrali con 18 date tra la Sardegna, il Lazio, la Lombardia, la Toscana e il Veneto, in concomitanta con la Giornata della memoria il 27 gennaio.
Lo spettacolo "Storia di un uomo magro" tratto dal libro di Giacomo Mameli "La ghianda e una ciliegia" e messo in scena dall'attore e regista Paolo Floris, dopo i successi degli ultimi anni in Italia e all'estero riparte da Ossi il 19 gennaio per finire a Tempio Pausania il 25 febbraio, toccando 11 comuni sardi e sette comuni della penisola. Nel mezzo ci sono Ittiri, Samatzai Neoneli, Orgosolo, Pula, Oristano, Sassari, Oristano, Monserrato, Roma, Castelfiorentino, Fucecchio, Empoli, Castelverde, Pavia e Padova.
"'Sono vivo per due chili', è la frase che Vittorio (morto nel 2019 a 105 anni, ndr) ha pronunciato tante volte mentre raccontava quel giorno quando salì sulla bilancia da deportato nel lager dei nazisti durante la seconda guerra mondiale - ha spiegato Giacomo Mameli a Nuoro nella conferenza stampa di presentazione del tour - Una storia che ora, grazie al successo del percorso teatrale con Paolo Floris, racconteremo soprattutto alle giovani generazioni, coinvolgeremo infatti circa 5mila studenti. La rappresentazione teatrale ha ormai decuplicato le richieste nei teatri, nelle università e nelle scuole di tutta Italia. Una grande soddisfazione - ha sottolineato lo scrittore-giornalista - soprattuto in tempi in cui l'esercizio della momoria sui temi degli eccidi nazisti sembra non aver più diritto di cittadinanza".
"Ringrazio tutte le amministrazioni che stanno collaborando con noi dal 2017, anno in cui partì questo torur - ha aggiunto Paolo Floris - La storia di questo anti eroe che era Vittorio Palmas ha avuto un successo inaspettato e coinvolge tantissimo i giovani, cosa di cui siamo felici perché questo spettacolo è nato per loro". La piece è finanziata dalla Fondazione di Sardegna e vede la collaboraziona degli emigrati della Fasi, degli ex deporttati dell'Aned.
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