Il tempo è scaduto: dall'1 aprile i lavoratori della fonderia di San Gavino, uno dei due stabilimenti della Portovesme srl in Sardegna, saranno posti in cassa integrazione a zero ore. Questo significa un dimezzamento dello stipendio e, senza un piano di riconversione o riavvio, lo spettro del licenziamento collettivo. E' così partita una protesta con un'assemblea permanente nella sala riunioni che continuerà a oltranza con turnazioni e le tende e le bandiere sul tetto.
"Siamo arrivati a fine marzo che abbiamo spento tutte le macchine, colato tutti i materiali preziosi e dall'1 aprile saremo in cig a zero ore - dice all'ANSA Cristiano Lisci della Rsu Filctem di San Gavino - Siamo quasi tutti giovani e l'età media dello stabilimento è tra i 38 e i 39 anni: abbiamo messo su famiglia e comprato casa e ora quali sono le nostre prospettive? L'azienda vuole chiudere definitivamente i cancelli a San Gavino e per questo motivo da ieri siamo qui dentro e rimarremo qui sino a quando l'azienda non ci darà le risposte per il futuro", Il morale è basso, ma la rabbia è tanta anche tra i lavoratori delle ditte d'appalto e tra gli interinali, ai quali è possibile che arrivino presto le lettere di licenziamento. "Occorre trovare un accordo per questi mesi, in attesa che si sblocchi la questione dell'energia e che veda la luce il progetto di revamping che purtroppo non riguarda San Gavino, ma - osserva ancora Lisci - serve chiarezza da parte dell'azienda".
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