Nuova tappa del cammino creativo
di The Last Lamentation, il progetto dell'artista Valentina
Medda che si ispira alle lamentazioni funebri nel Mediterraneo,
realizzato grazie al sostegno di Italian Council, programma di
promozione internazionale dell'arte italiana della direzione
generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura.
Dopo il primo studio performativo site specific di giugno al
Faro di Sant'Elia a Cagliari e la partecipazione ad agosto al
Mladi Levi Festival di Lubjana nell'ambito del progetto europeo
Stronger Peripheries, ora il lavoro dell'artista sarda ma da
tempo di stanza a Bologna, assume una nuova forma, quella
dell'opera video. Lunedì 23 e martedì 24 ottobre, in una
spiaggia della costa sudorientale dell'Isola, con il supporto
della Sardegna Film Commission, si terranno le riprese video per
il film d'artista che sarà acquisito nella collezione del MAMbo
di Bologna. A marzo l'opera di Medda tornerà in Sardegna dove
saranno presentati in anteprima la mostra e il catalogo al museo
Man di Nuoro. Ad aprile, invece, è prevista la mostra e l'evento
di presentazione del progetto a New York presso Flux Factory,
mentre a Ghent sarà presentato il video e un talk all'Arts
Centre Viernulvier nel mese di maggio 2024.
The Last Lamentation è una rivisitazione in chiave
contemporanea dell'antica tradizione del pianto rituale funebre,
una pratica ancora in uso in alcuni paesi del bacino del
Mediterraneo, che si richiama con grande forza al presente, alle
questioni più urgenti dell'attualità, come quella della tragedia
dei migranti e al ruolo della donna nella società.
"Il lavoro ha una profonda valenza politica - sottolinea
Medda -. Realizzato a partire da febbraio scorso in Sardegna,
l'opera è concepita come un rituale funebre per il mare, una
performance partecipativa ispirata alla tradizione delle
lamentazioni funebri in cui 12 donne, vestite di nero e rivolte
al mare, eseguono silenziosamente una partitura fisica
ripetitiva mentre cantano una litania codificata, dando vita a
un grido condiviso, un rito ipnotico che torna al coro come
unico linguaggio possibile per raccontare una tragedia
contemporanea".
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