Casi di Hiv in aumento in
Sardegna e nel resto d'Italia. Il report dell'Iss del 2023,
riferito all'anno precedente, rileva che nel '22 in Italia sono
state notificate 1.888 nuove diagnosi di infezione da Hiv. Che
salgono a oltre 2.000 nuove diagnosi previsione dei ritardi di
notifica.
L'incidenza nazionale è pari a circa 3,7 nuove diagnosi per
100mila residenti.
Il dato per la Sardegna è di 31 nuove diagnosi con una
incidenza pari a 2,1 per 100mila residenti. Sono alcuni dei dati
diffusi dalla Lila di Cagliari in vista dell'1 dicembre,
giornata mondiale della lotta all'Aids.
La scoperta spesso arriva tardi, tra i 40 e i 60 anni,
talvolta con Aids già conclamato. E le statistiche sfatano la
leggenda di un virus legato a omosessualità e droga: nella
maggior parte dei casi si tratta di persone eterosessuali.
Per il 60% delle nuove diagnosi del 2022 la scoperta del
proprio stato Hiv+ non solo è tardiva ma coincide con lo stato
di Aids con la comparsa di patologie correlate. E questo avviene
con maggiore frequenza nella fascia di età tra i 39 e 59 anni.
Questo significa che il 60% delle persone oggi scopre per la
prima volta la propria positività al virus trovandosi alla
soglia dell'Aids conclamato.
"Quindi - ha spiegato Brunella Mocci della Lila di Cagliari -
hanno contratto il virus da oltre un decennio e, senza nessuna
consapevolezza del proprio stato, non hanno potuto accedere alle
terapie e possono aver trasmesso il virus a tutti i loro partner
durante gli anni precedenti. Questo ci invita a una maggiore
attenzione e a non abbassare la guardia".
L'Hiv, nascosto dalla pandemia, non è sparito. Ed è
importante lanciare i messaggi giusti. Anche in sardo, come
nella campagna lanciata dalla Lila con maxi cartelloni affissi
nei punti strategici della città, ad esempio davanti al mercato
di San Benedetto. "Giusto legare l'informazione - ha detto Mocci
- alla nostra lingua, tutti conoscono l'italiano, ma il sardo
può aiutare ad assimilare bene i concetti".
Tanti i servizi e le iniziative di Lila Cagliari. Come la
Helpline. "Le testimonianze delle persone con HIV che ci
chiamano denunciano solitudine, paura che qualcuno scopra il
loro stato sierologico e lo divulghi, privacy disattesa nei
centri clinici, discriminazioni nei luoghi di lavoro, quando non
si arriva a una richiesta obbligatoria di test HIV per poter
essere assunti".
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