Centrodestra al completo al
secondo tavolo in vista delle Regionali 2024, convocato
all'hotel Flora di Cagliari questa mattina. All'ordine del
giorno i punti da inserire nel programma della coalizione che
mira a essere riconfermata per altri cinque anni. Tutte le forze
politiche della coalizione sono presenti con i loro delegati al
programma: Fid, Lega, Psd'Az, Fi, Udc, Riformatori, Grande
Centro e Idea Sardegna.
Si glissa sui nomi in campo per il candidato presidente prima
dell'inizio del vertice: "Oggi diamo seguito alle indicazioni
dello scorso tavolo - spiega Fausto Piga, per Fdi -, ogni forza
politica ha individuato un suo rappresentante, partiremo dalle
cose fatte, dagli obiettivi raggiunti, ci sarà poi il momento
per individuare i grandi temi del prossimo mandato, da
condividere con i territori. Sui nomi stanno altri a decidere".
Della presenza di Psd'Az e Lega, Piga non è stupito: "Non
abbiamo mai avuto dubbi che sarebbero venuti - risponde ai
giornalisti -, l'obiettivo è tenere la coalizione unita e se si
continuerà così ne guadagnerà la Sardegna".
L'importanza dell'unità della coalizione è confermata dalla
stessa Lega: "Era importante esserci, noi abbiamo sempre
lavorato per tenere la coalizione unita", precisato il delegato
Ivan Cermelli. Ed è il Carroccio l'unico partito a esporsi, come
ha sempre fatto, e a ribadire il nome: "Bisogna ripartire con
Solinas, per noi la squadra vincente non si cambia, Solinas è il
nostro candidato". E sul programma: "Si può dire che due anni e
mezzo di legislatura sono andati via con l'emergenza Covid,
ripartiremo dalle cose che avevamo programmato e che non sono
state concluse, soprattutto sulla sanità".
Sul candidato governatore si sbilancia con ironia il
coordinatore del Grande Centro Antonello Peru, che ha sempre
puntato sul percorso regionale per individuare il nome: "Noi
abbiamo le idee chiare, perché in questi giorni siamo diventati
più numerosi ma anche molto più rumorosi", ha scherzato Peru
rispondendo alla battuta di Solinas di qualche giorno fa che
aveva definito i suoi critici interni come "una minoranza più
rumorosa che numerosa".
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