Con la conferma del non luogo a
procedere perché il fatto non sussiste nei confronti di Mario
Pirastu, si è chiuso oggi a Cagliari anche l'ultimo capitolo
della vicenda del presunto furto del Dna dei sardi, per la quale
il genetista era stato indagato assieme ad altri dodici.
"Il procedimento - ricostruisce il suo avvocato difensore
Giovanni Battista Gallus - aveva visto prima l'assoluzione, nel
gennaio 2020, del curatore fallimentare di SharDna, giudicato
con rito abbreviato, e, successivamente, vi era stata la
separazione, per alcuni problemi di notifica, in due distinti
procedimenti".
Nel primo, il gup di Lanusei, Mariano Arca, aveva dichiarato
il non luogo a procedere per undici indagati, per una serie di
fatti connessi alla presunta 'sottrazione' di aliquote di Dna e
al trattamento di dati personali all'interno del parco Genos. Il
pm aveva proposto appello soltanto nei confronti di Simona
Vaccargiu, L'appello, però, è stato dichiarato inammissibile dai
giudici di secondo grado di Cagliari per tardività, con sentenza
del 7 giugno scorso, e conseguente conferma del non luogo a
procedere.
Nel secondo procedimento, che vedeva come indagato solo Mario
Pirastu, la gup di Lanusei, Paola Murru, dichiarava ugualmente
il non luogo a procedere, nel luglio 2021, per tutti i reati
contestati. Il pm proponeva appello, per la sola contestazione
connessa all'asserito 'furto' del Dna.
"Oggi è arrivato l'epilogo di una lunga e complessa vicenda -
sotollinea l'avvocato Gallus - che ha visto anche l'intervento
del Garante della privacy e che ha avuto vasta eco, anche
nazionale: la Corte d'appello di Cagliari, II sezione,
presieduta da Tiziana Marogna, ha infatti accolto le mie
argomentazione e ha rigettato l'appello del pm, confermando la
sentenza di non luogo a procedere. Le motivazioni si
conosceranno fra trenta giorni".
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