Da circa trent'anni anni portano
il teatro e la musica nei piccoli e piccolissimi centri con la
formula delle "residenze", in un incontro tra artisti e
comunità. Ma ora il rischio è di chiudere i battenti per
insufficienza di fondi. La cooperativa Progetti Carpe Diem
gestita da Aurora Aru e Franco Marzocchi esprime il proprio
malcontento e denuncia i criteri di assegnazione dei contributi
regionali per lo spettacolo.
Sotto accusa "una politica culturale che considera solo la
quantità di attività e ignora la qualità e costringerà alla
chiusura la straordinaria esperienza artistica, culturale e
sociale del Festival Cantiere di Lavoro Teatrale - sottolineano
Aurora Aru e Franco Marzocchi - criteri che mortificano la
nostra attività e il nostro impegno volto a valorizzare e
rivitalizzare, attraverso l'arte, borghi e paesi, ricchi di
fascino, storia, storie".
Nato nel 1996, per i primi 16 anni il Festival Cantiere di
lavoro teatrale ha trasformato le Miniere di Montevecchio a
Guspini, nel sud Sardegna, da segni di archeologia industriale
mineraria abbandonata in un importante presidio e luogo di
riferimento per il teatro d'innovazione in Italia e in Europa.
Poi, e fino al 2023, si è esteso ad altri luoghi, tra cui
Soleminis (Casa delle Storie) e Baradili, il comune più piccolo
dell'Isola che ha ospitato le ultime edizioni. La formula del
"Festival Cantiere", prima in Sardegna e fra le prime in Italia,
ha coniugato ricerca, sperimentazione, progettazione e
produzione originale in residenza con la formazione e il
coinvolgimento di giovani del territorio, per uno scambio
fertile con numerosi giovani artisti italiani e internazionali.
Tra i tanti nomi che si sono alternati sui palcoscenici di
Carpe Diem, Ascanio Celestini, Vinicio Capossela, Maria Paiato,
Giuliana Musso. "Non solo un "cartellone" di titoli - concludono
- ma un progetto di valorizzazione del territorio attraverso un
rapporto di condivisione con le comunità ospitanti".
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