Non si diradano le nubi sulla coalizione sarda di centrodestra alle prese con la candidatura per le Regionali del 25 febbraio. Mentre il sindaco di Cagliari, esponente di FdI molto vicino a Giorgia Meloni, Paolo Truzzu, si comporta ufficialmente da candidato, resta da capire cosa faranno il Partito sardo d'azione e la Lega, fermi invece sulla linea della ricandidatura dell'uscente Christian Solinas, segretario dei sardisti. Per la seconda volta in due giorni Truzzu ha preso l'iniziativa, convocando gli alleati - ha fato sapere - per un incontro sulle scadenze imminenti per la presentazione del simboli e delle liste (il 15 e il 22 gennaio). Una riunione online anche per il concomitante impegno con il direttivo regionale di FdI a Oristano. Un incontro organizzativo e operativo, si apprende, con la certezza che ormai non si torna indietro sulla guida scelta per la coalizione in Sardegna. Ma resta ancora aperta la ricerca dell'unità con i due alleati (Psd'AZ e Lega) che alla fine non hanno partecipato alla riunione perchè - spiegano - non invitati. In mattinata le dichiarazioni di Truzzu non hanno lasciato dubbi sull'approccio del sindaco cagliaritano al 'nodo Sardegna': "Sì, mi sento il candidato governatore", ha risposto ai giornalisti prima di una conferenza stampa in Comune, aggiungendo l'auspicio che Psd'Az e Lega rientrino. Ma la lega sarda non molla: "Attendiamo sviluppi da Roma", è il mantra in vista dei confronti tra i leader nazionali di FdI, Lega e FI. Silenzio dall'altro protagonista, il presidente uscente della Regione, Solinas, che non accenna a rinunciare al bis. Quattro giorni fa dopo il vertice fiume che ha espresso "a larga maggioranza" Truzzu, Solinas aveva detto di essere "pronto a convocare gli organismi del partito per prendere le decisioni del caso", se da Roma ci fosse il via libera al sindaco di Cagliari. Tuttavia l'ipotesi di uno svincolo del partito sardista dall'alleato di ferro Salvini (magari per salvare la maggioranza di governo) e di una corsa solitaria paventata da alcuni, non sembra praticabile. In mezzo c'è Forza Italia che lavora di diplomazia per evitare lo scossone sulle altre regioni al voto (Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Umbria). Esito scontato per il segretario azzurro Antonio Tajani in versione "ottimista" "Il centrodestra troverà l'accordo e vincerà in tutte le regioni al voto - ha garantito - Il dibattito tra alleati fa parte della politica". Ammette che "non c'è ancora nessuna data" per il confronto con i leader nazionali ma taglia corto: "Sono pronto a incontrare Giorgia e Matteo, con i quali collaboro molto bene, quando sarà necessario" Sull'altro fronte il campo largo a trazione Pd-M5s incassa il ritorno dei Progressisti, partito dell'ex sindaco cagliaritano Massimo Zedda, pronto a correre a giugno con o senza primarie di coalizione, e della deputata Francesca Ghirra. I Progressisti, promotori dei primi tavoli del centrosinistra allargato al M5s, avevano seguito Renato Soru e la sua Rivoluzione gentile, in polemica con il metodo di scelta di Alessandra Todde, frutto di un accordo romano. Ora, in nome dell'unità per battere il centrodestra, assicurano il sostegno alla pentastellata, che ringrazia calorosamente, e invitano Soru "a un atto collettivo di generosità" per costruire una lista unica nella stessa coalizione, che magari faccia da contrappeso all'alleanza Pd-M5s. Appello, però, al momento respinto. "Noi andiamo avanti con più determinazione - ha replicato l'ex governatore che ha lasciato i Dem - in un progetto che non guarda solo al prossimo appuntamento elettorale ma al futuro della Sardegna".
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