Il suo 'calvario' psicologico è iniziato a novembre 2023. Da allora e per sei udienze, l'ultima oggi, la studentessa italo-norvegese che accusa Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia, di averla violentata la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 nella villetta di Porto Cervo della famiglia Grillo dopo una serata trascorsa in discoteca, ha risposto al fuoco di fila di domande degli avvocati della difesa, pronti a dimostrare che quel rapporto sessuale non fu estorto ma consensuale. Lei, che 4 anni e mezzo fa, rientrata a Milano, ha avuto il coraggio di denunciare i quattro ai carabinieri, ha tirato dritto per la sua strada. Ma il percorso è stato alquanto accidentato. Aveva 19 anni all'epoca dei fatti. Oggi, che di anni ne ha 23, è una ragazza con una fragilità psicologica che lei stessa fa in gran parte risalire a quella notte. "Ho tentato più volte il suicidio - ha detto nella giornata in aula più drammatica, il 7 novembre scorso - Correvo sui binari, incontro al treno. E poi tanti episodi di autolesionismo. Ancora adesso soffro di disturbi alimenatari".
Sullo stato emotivo della ragazza, l'avvocata Giulia Bongiorno, che la tuleta, ha presentato un'istanza per segnalare al presidente del collegio dei giudici di Tempio Pausania che la situazione psicologica della sua assistita è peggiorata, data la sua estrema vulnerabilità. All'istanza sono allegate due valutazioni: dello psichiatra e della psicologa della giovane, che hanno segnalato l'aumento delle dosi di psicofarmaci che avevano messo a punto per lei. Nel documento si fa anche presente che la teste, nelle quattro giornate in cui è stata sentita in aula (con oggi sono sei), ha risposto a circa 1.400 domande, oltre mille se si escludono quelle ripetute. E si segnala che finora (escluso ieri e oggi), la durata della sua testimonianza davanti ai giudici del Tribunale di Tempio equivale a 22 ore di udienza, 17 al netto delle pause.
E' stata così decisa per lei un'audizione protetta, che nelle ultime due udienze l'ha tenuta lontana dagli sguardi degli avvocati grazie a un drappo nero. Questo non è bastato a bloccare quelle crisi emotive che l'hanno fatta uscire più volte dall'aula: è successo ieri quando si è rifiutata di vedere il video, pochi secondi, della notte del presunto stupro. Ed è successo oggi, nel corso del contro esame del difensore di Capitta, Mariano Mameli, quando il legale ha insistito su alcuni particolari di quella notte, estrapolati dalle immagini del video proiettate ieri in aula. L'udienza è stata sospesa per alcuni minuti. "Ci sono stati dei momenti emotivamente forti e ne ha dato segno la persona offesa, ma si è trattato di momenti fisiologici - ha detto l'avvocato Mameli al termine del dibattimento - Non c'è stata però tensione oltre il tollerabile o domande e interlocuzioni che travalicassero i limiti della normale ricerca di quello che è accaduto quella sera". Sulla stessa linea il difensore di Corsiglia, Gennaro Velle: "Siamo soddisfatti per come è andato complessivamente tutto il contro esame e per i contenuti dichiarativi che ci interessava emergessero, con tutto quello che comporta a livello di attendibilità e credibilità".
L'audizione è proseguita con le domande del procuratore Gregorio Capasso, che ha chiesto alla ragazza quale fosse il suo stato e se avesse bevuto quella sera, e si è conclusa con la parte civile, rappresentata dall'avvocato Dario Romano - assente Giulia Bongiorno - e i quesiti del collegio giudicante. "Per quanto ci riguarda abbiamo concluso. Il clima è sempre stato buono in aula, con correttezza e rispetto", ha commentato Capasso. Si torna in aula il 7 e 8 marzo prossimi: sul banco dei testimoni i consulenti tecnici delle parti civili, la sorella della studentessa, una sua amica norvegese e il padre dell'altra presunta vittima. Con ogni probabilità gli imputati verranno sentiti nelle udienze previste in estate.
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