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Smi, 'tagli a sanità ridurranno medici di famiglia in Sardegna'

Smi, 'tagli a sanità ridurranno medici di famiglia in Sardegna'

'Entro 5 anni metà della popolazione non avrà un professionista'

CAGLIARI, 05 febbraio 2024, 11:19

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"I tagli alla sanità ridurranno i medici di famiglia in Sardegna e in Italia. È un'emergenza ormai all'ordine del giorno e nel mentre, moltissimi cittadini sardi subiscono già le pesanti conseguenze di una carenza di medici di medicina generale che interessa molte aree dell'isola". Lo denuncia, in una nota, Luciano Congiu, segretario Sindacato Medici Italiani Sardegna.
    Secondo l'Osservatorio Conti Pubblici Italiani, in Sardegna, analizzando gli indicatori dei pensionamenti di medici e quelli delle assunzioni, si sta delineando uno scenario per prossimi sette anni (2022 -2028) che vede in uscita per limiti di età 719 medici, mentre i nuovi medici convenzionati dovrebbero essere solo 70 con un passivo di 649 unità." Il numero di medici attualmente operanti in Sardegna è di poco meno di 1000 (a fronte di una popolazione sarda di circa 1.400.000 abitanti in età non pediatrica ) - ricorda lo Smi - Per cui se andranno via più della metà dei medici di famiglia attualmente impegnati, non sostituiti dai nuovi medici, perché questi ultimi stanno scegliendo sempre più spesso altri tipi di impiego con migliori condizioni di lavoro e se questa tendenza non verrà invertita, con politiche serie ed efficaci, almeno metà della popolazione sarda rimarrà senza un medico di famiglia".
    Secondo Congiu "questa è una prospettiva drammatica per il diritto alla salute dei cittadini sardi, perché la possibilità che si riduca notevolmente la presenza sul territorio degli ambulatori dei medici di famiglia rappresenterà la fine della medicina di prossimità, del Servizio Sanitario pubblico e universalistico. Dietro l'angolo ci aspettano soluzioni preparate nel corso di questi ultimi venti anni da politiche di privatizzazione e spoliazione della sanità pubblica".
    "Il regionalismo differenziato in sanità legittimerà il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute - sostiene Congiu - Peraltro, questo accade, proprio quando il Paese ha sottoscritto con l'Europa il Pnrr, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali. Per queste ragioni abbiamo bisogno di una nuova stagione d'investimenti per la sanità pubblica, magari prendendo i soldi dai finanziamenti per le armi, perché la crisi di sostenibilità del SSN perdura da oltre 10 anni, aggravandosi con l'emergenza Covid-19".
   

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