"I tagli alla sanità ridurranno i
medici di famiglia in Sardegna e in Italia. È un'emergenza ormai
all'ordine del giorno e nel mentre, moltissimi cittadini sardi
subiscono già le pesanti conseguenze di una carenza di medici di
medicina generale che interessa molte aree dell'isola". Lo
denuncia, in una nota, Luciano Congiu, segretario Sindacato
Medici Italiani Sardegna.
Secondo l'Osservatorio Conti Pubblici Italiani, in Sardegna,
analizzando gli indicatori dei pensionamenti di medici e
quelli delle assunzioni, si sta delineando uno scenario per
prossimi sette anni (2022 -2028) che vede in uscita per limiti
di età 719 medici, mentre i nuovi medici convenzionati
dovrebbero essere solo 70 con un passivo di 649 unità." Il
numero di medici attualmente operanti in Sardegna è di poco meno
di 1000 (a fronte di una popolazione sarda di circa 1.400.000
abitanti in età non pediatrica ) - ricorda lo Smi - Per cui se
andranno via più della metà dei medici di famiglia attualmente
impegnati, non sostituiti dai nuovi medici, perché questi ultimi
stanno scegliendo sempre più spesso altri tipi di impiego con
migliori condizioni di lavoro e se questa tendenza non verrà
invertita, con politiche serie ed efficaci, almeno metà della
popolazione sarda rimarrà senza un medico di famiglia".
Secondo Congiu "questa è una prospettiva drammatica per il
diritto alla salute dei cittadini sardi, perché la possibilità
che si riduca notevolmente la presenza sul territorio degli
ambulatori dei medici di famiglia rappresenterà la fine della
medicina di prossimità, del Servizio Sanitario pubblico e
universalistico. Dietro l'angolo ci aspettano soluzioni
preparate nel corso di questi ultimi venti anni da politiche di
privatizzazione e spoliazione della sanità pubblica".
"Il regionalismo differenziato in sanità legittimerà il
divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di
uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute -
sostiene Congiu - Peraltro, questo accade, proprio quando il
Paese ha sottoscritto con l'Europa il Pnrr, il cui obiettivo
trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze
regionali e territoriali. Per queste ragioni abbiamo bisogno di
una nuova stagione d'investimenti per la sanità pubblica, magari
prendendo i soldi dai finanziamenti per le armi, perché la
crisi di sostenibilità del SSN perdura da oltre 10 anni,
aggravandosi con l'emergenza Covid-19".
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