Per i tumori del vestibolo nasale
esiste un approccio terapeutico "rivoluzionario", che combina
una fase chirurgica con un metodo "estetico": è la radioterapia
interventistica. In questi ultimi anni ha preso il posto della
chirurgia tradizionale che, il più delle volte, portava
all'amputazione del naso e a difficili interventi ricostruttivi,
e un impatto devastante sulla vita del paziente. Questa nuova
metodica prevede una somministrazione precisa, e sostanzialmente
priva di effetti collaterali, di un'altissima dose di
radioterapia focalizzata sul tumore. "E i risultati sono
sorprendenti anche per noi, con la cura del tumore del naso
senza necessità di doverlo amputare in più del 90 per cento dei
pazienti". Parole di Francesco Bussu che ell'aula magna
dell'Università di Sassari - in occasione delle celebrazioni del
patrono degli Otorini, San Biagio - ha parlato al numeroso
pubblico della "realtà svelata dei tumori del vestibolo nasale.
Un'avventura fatta di incontri e opportunità".
"Si tratta di risultati - ha aggiunto Bussu - che hanno
spinto i migliori centri d'Italia a mandare a Sassari i loro
pazienti con tumore del vestibolo. Nel 2023, per quanto ne
sappiamo, risultiamo essere il centro con il maggior numero di
casi in Europa, l'85 per cento venivano dal Nord Italia, in
particolare da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna".
Un lavoro, quello svolto dalla Clinica di
Otorinolaringoiatria, che si è tradotto anche in pubblicazioni
scientifiche - l'ultima anche con la prestigiosa la casa
editrice Springer - che hanno permesso di codificare e far
conoscere il comportamento di questa patologia.
I tumori del vestibolo nasale fanno parte di quella
categoria di tumori maligni dell'area testa-collo. Sono i più
frequenti tra quelli del naso e dei seni paranasali e quelli
storicamente affetti dalle maggiori incertezze nella fase
diagnostica, classificativa e terapeutica. "Tali incertezze
derivano dalla scarsa conoscenza della clinica, perché - ha
spiegato ancora Francesco Bussu - fino ad ora questi tumori sono
stati spesso equiparati ai tumori della pelle pur essendo di
fatto tumori del naso. Tale confusione ha contribuito ad
approcci che, negli anni, hanno determinato spesso dei risultati
disastrosi da un punto di vista terapeutico. In particolare la
sottostima della reale frequenza di questa malattia,
classificata spesso come tumore della pelle e che porta a un
trattamento inappropriato, che deriva da una diagnosi sbagliata
o da una mancata conoscenza del comportamento di queste
malattie".
Tra le novità messe in evidenza durante il convegno la
crescita clinica con i primi impianti cocleari, gli interventi
complessi nei neonati e nei bambini al di sotto di tre anni
quindi la riapertura della scuola di specializzazione.
E tanti erano gli studenti presenti in aula magna. Un segno che
"la scuola, la disciplina suscita interesse - ha detto il
rettore dell'Università di Sassari, Gavino Mariotti - che
unisce materie contingenti, come la Chirurgia plastica, la
Radioterapia, l'Oculistica e l'Oncologia, una sinergia di
branche che vanno a integrarsi in quel concetto
interdisciplinare sui temi. Tante materie che si occupano di più
parti e portano una produzione scientifica importante".
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