Una nuova polemica investe il
candidato del centrodestra alla carica di governatore Paolo
Truzzu dopo quella di ieri sulla scrittrice Michela Murgia.
Stavolta il tema è il Sardinia Pride del 2019. Anche allora
c'erano state discussioni. in ballo la richiesta della Polizia
locale di 7.540 euro per lo svolgimento della manifestazione in
applicazione del regolamento "per i servizi resi a carico di
terzi".
"Grazie ad un mio intervento si è potuto tenere il gay pride
a Cagliari - aveva detto Truzzu ai microfoni di web talk
Klauscondicio intervistato dal giornalista Klaus Davi - Non l'ho
mai bloccato, anzi il primo anno quando ero appena stato eletto
era entrata in vigore una nuova norma per cui per fare il gay
pride gli organizzatori dovevano sostanzialmente pagare 20 mila
euro per poter garantire il servizio della polizia municipale".
Gli organizzatori dell'Arc quella somma non l'hanno mai
pagata ma, precisano, "il Sardegna Pride del 2019 non ha avuto
nessun bisogno di intercessione da parte del sindaco Paolo
Truzzu - spiegano in una nota - Non entriamo nel merito sulla
possibilità di un sindaco di fermare o meno un atto
amministrativo, ma precisiamo che il Sardegna Pride del 2019 è
stato realizzato in seguito alla tenacia delle associazioni
organizzatrici, che non si sono arrese davanti ad una violazione
della Costituzione e del diritto a manifestare e grazie anche
alla straordinaria solidarietà mostrataci da tutta l'Italia".
"Tenacia premiata con la sentenza 142/2019 del Tar di
Cagliari che, accogliendo il tempestivo ricorso presentato
dall'avvocata Giulia Andreozzi (consigliera di opposizione), ha
bloccato la richiesta giunta dal Comando della Polizia
Municipale, e che ha ristabilito il principio costituzionale di
manifestare senza subordine al pagamento di qualsiasi somma",
conclude l'associazione.
"Non c'era ancora la giunta e non potevamo fare una delibera,
allora io ho parlato di mio pugno con il comandante della
polizia municipale prendendomi la responsabilità e dicendogli
che era giusto che non pagassero nulla perché era un esercizio
delle proprie opinioni, una manifestazione di libertà che io non
condivido, ma era giusto che chi aveva quelle posizioni potesse
manifestare", aveva affermato il sindaco di Cagliari e candidato
alle prossime elezioni regionali in Sardegna.
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