Una bambola intrisa di sangue,
massacrata con una mazzetta, come simbolo di vulnerabilità e
innocenza perdute nel caos bellico. Un'immagine forte sulla
scena che rievoca le persistenti violenze nel mondo
contemporaneo. Con la sua cifra dissacrante e provocatoria,
l'artista sardo Nicola Mette ha firmato e messo in scena negli
spazi delle ex Acciaierie Lombarde Falck di Sesto San Giovanni,
in provincia di Milano, un'altra performance-azione per
accendere i riflettori sulla brutalità della guerra e
commemorare le vittime dei conflitti passati e presenti.
In "Petrificadas emoziònes - homines contra homines"
l'artista mette in luce le sofferenze umane e le conseguenze
irreversibili delle guerre. "L'intento è suscitare riflessioni
profonde sulla violenza", spiega Mette, il quale, per
sottolineare la necessità di cercare alternative alla
risoluzione dei conflitti, prende a prestito le parole del
presidente Mattarella: "È indispensabile fare spazio alla
cultura della pace" e di Primo Levi: "Perché la memoria del male
non riesce a cambiare l'umanità? A che serve la memoria?".
La sua scelta di indossare l'uniforme durante la performance,
nell'evidenziare quella che definisce "la deindividuazione e
disumanizzazione degli individui all'interno delle strutture
militari", nasce dall'esigenza di accentuare la distanza emotiva
e l'impersonalità legate alla guerra.
"Nei miei lavori traggo spunto dagli artisti che attraverso
l'arte hanno denunciato le brutture della guerra - spiega Mette
- uno su tutti Pablo Picasso con il suo Guernica, che ha
catturato gli orrori della guerra civile spagnola. In questa
performance ho cercato di cogliere le sofferenze scaturite dai
conflitti in Ucraina, a Gaza e quelle di altre vite perse in
contesti tragici". Un richiamo alla realtà contemporanea, per
generare consapevolezza e promuovere un dibattito sulla violenza
e sulle possibilità di costruire un mondo più pacifico.
L'artista in queste settimane è stato protagonista di altre
due performance, questa volta nell'Isola: Made in Sardinia, "una
denuncia contro le esercitazioni militari e la fabbrica di
armi", ricorda, e Novichok, "richiamo al gas nervino utilizzato
nell'Unione sovietica contro i dissidenti".
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