Il surplus di fotovoltaico nelle
campagne mette in pericolo l'agricoltura. È l'allarme lanciato
dal Centro Studi Agricoli: 200.000 ettari - denuncia
l'associazione - rischiano di essere invasi da pannelli
fotovoltaici. Una quantità talmente grande che potrebbe
condizionare il sistema produttivo agricolo sardo per i prossimi
30 anni.
"Non siamo contrari a priori - afferma presidente del Centro
Studi Agricoli - ma un'estensione di questa proporzione
interessata a agro voltaico, ci preoccupa enormemente: serve
urgentemente fermarsi per riflettere e la Regione deve approvare
urgentemente una legge regionale di orientamento. Anche per
affrontare una volta per tutte problemi tecnici: La dicitura
Agrovoltaico, significa il posizionamento di pannelli
fotovoltaici su terreni produttivi agricoli, in strutture ad
altezza di metri 2/3, apparentemente senza consumo di suolo e
con obbligo di coltivare sotto i pannelli". Csa ritiene che
questa indicazione non sia proprio esatta, "il consumo del suolo
esiste, come esisterà la modifica del micro clima nelle aree
intorno a questi campi, cosi come riteniamo difficoltosa la
coltivazione di colture arboree e erbacee sotto questi pannelli.
Questo può andare bene su superfici non vaste, ma se solo in un
comune come Sassari a oggi ci sono circa 3.000 ettari di
richiesta autorizzazioni e altre 2.000 ettari in attesa di
verifica di idoneità, concentrate su un'area non vasta tutta
questa superficie, la situazione rischia di sfuggire di mano,
con danni incalcolabili".
Di mezzo c'è anche la crisi delle campagne che "sta portando
gli agricoltori a cedere in diritto di superficie le loro terre
al prezzo di 3 o 4 mila euro a ettaro annui, un agricoltore cosi
si garantisce affittando 10/15 ettari un introito di 30/45.000
mila euro annui". Per questo, insiste Csa, occorrono decisioni
urgenti. Intanto sta organizzando un confronto pubblico dal
titolo: "agrovoltaico nei terreni agricoli in Sardegna, un
processo positivo o negativo?"
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