Due storie emblematiche, quelle
di Margherita e Sara, lavoratrici "vittime di gravi violazioni
sul posto di lavoro che, purtroppo, accomunano tante donne in
una quotidianità fatta di lavori gravosi, orari impossibili, con
figli da crescere, magari da sole, con un solo stipendio, per
giunta ridotto all'osso": le racconta la Filcams Cgil della
Sardegna, che di questi casi ne segue tutto l'anno e oggi, nella
Giornata internazionale dei diritti delle donne, esprime
"massima preoccupazione per le condizioni del lavoro femminile".
"Due casi simbolo che, a tutela delle lavoratrici - spiega la
segretaria regionale Nella Milazzo - raccontiamo utilizzando
nomi di fantasia ma che crediamo sia importante mettere in luce
perché spiegano quanto un'azienda possa accanirsi, esercitando
il proprio potere per svilire e penalizzare le lavoratrici sul
piano privato e lavorativo".
"Margherita lavora in un appalto di pulizie nella sanità, è
stata vittima di violenze di genere e ha tre figli di cui uno
minore, la cui cura è stata affidata in via esclusiva a lei, dal
Tribunale. Ogni pomeriggio, dopo il lavoro, va a prendere il
figlio a scuola, lo segue per tutta la sera - racconta il
sindacato - La sua condizione è normata dalla legge 69 del 2019
(Codice rosso), che rafforza le tutele di chi è vittima di
violenza domestica e di genere, ad esempio la garanzia di turni
lavorativi adeguati alle esigenze. L'azienda lo sa, eppure due
giorni fa le ha comunicato via sms che il suo orario di lavoro
sarebbe cambiato, non più il turno della mattina ma quello della
sera fino alle 22. Da lunedì, secondo questa azienda, la
lavoratrice dovrebbe andare al lavoro anziché prendersi cura del
figlio minore, come stabilito dal Tribunale".
"Sara lavora nello stesso ambito, ha un figlio ancora
piccolo. Deve occuparsi anche di una sua sorella e della nonna,
che hanno bisogno di assistenza, infatti è titolare di due leggi
104. Anche a lei l'azienda ha imposto all'improvviso un cambio
di orario, illegittimo e irrispettoso degli accordi sindacali
siglati che, nel suo caso, un part time, prevedono un'unica
fascia oraria fissa - denuncia la Cgil - Il risultato è che Sara
non può più lavorare, per farlo dovrebbe smettere di occuparsi
di suo figlio e di una famiglia, la sorella e la nonna, che ha
bisogno di lei".
"Questi due casi purtroppo non sono isolati, sono tante le
lavoratrici sotto ricatto, umiliate e bistrattate, perennemente
in bilico tra il lavoro di cura dei figli e della famiglia e
un'occupazione che spesso non garantisce nemmeno una vita
dignitosa", spiega Nella Milazzo che chiede più attenzione, più
vigilanza, sanzioni severe e interventi immediati dei soggetti
preposti quando denuncia violazioni così gravi e palesi.
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