Un detenuto di 32 anni, rinchiuso
da pochi giorni nel carcere di Uta (Cagliari) si è tolto la vita
la scorsa notte. E' il secondo detenuto suicida nelle carceri
sarde nel giro di pochi giorni, dopo il 52enne morto a Bancali
(Sassari).
Lo hanno reso noto la garante per i detenuti della Sardegna,
Irene Testa, e i sindacati di polizia penitenziaria UilPa e
Sappe.
Il detenuto era arrivato pochi giorni fa a Uta. Si sarebbe
suicidato impiccandosi all'interno della cella. "È ormai una
strage ingravescente che sembra non avere più alcun controllo né
fine - ha evidenziato Irene Testa -. Mi unisco al resto della
comunità penitenziaria nel senso di sbigottimento e di impotenza
davanti all'indifferenza delle Istituzioni, del Governo, del
Parlamento, del Ministro della Giustizia. Muoiono le persone in
questo modo quando vengono meno le istanze di una civiltà del
diritto".
Dello steso avviso Gennarino De Fazio, segretario della
Uilpa: "L'ennesimo morto per impiccagione nelle nostre galere,
dove ormai si va incontro a una pena di morte di fatto, si
inserisce in un quadro di crisi inarrestabile se non con
interventi immediati e d'impatto che prendano atto
dell'emergenza forse davvero senza precedenti, quanto meno a
guardare il numero record di coloro che si tolgono la vita".
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, "si
potrebbe ipotizzare un nuovo sistema penitenziario articolato su
tre livelli: il primo, per i reati meno gravi con una pena
detentiva non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene
alternative al carcere, quale è l'istituto della messa alla
prova; il secondo livello è quello che riguarda le pene
detentive superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno
essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati.
Il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in
cui il contenimento in carcere è l'obiettivo prioritario".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA