Si è conclusa oggi in un'aula del
palazzo di giustizia di Cagliari, l'ultima delle tre sedute
incentrate sulla perizia psichiatrica disposta dalla Corte
d'assise d'appello del capoluogo sardo, nei confronti di Alba
Veronica Puddu, la dottoressa di 53 anni di Tertenia, condannata
all'ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato,
circonvenzione di incapace e truffa.
La sentenza aveva riconosciuto colpevole la professionista di
aver curato pazienti affetti da tumori con metodologie
alternative - ultrasuoni, radiofrequenze e rivitalizzazioni del
sangue - che avrebbero ridotto l'aspettativa di vita dei malati
e accelerato la loro morte. La perizia psichiatrica, decisiva
per le sorti processuali, era stata chiesta dagli avvocati
difensori dell'imputata, Gianluca Aste e Michele Zuddas, e dal
procuratore generale Luigi Patronaggio. La dottoressa anche oggi
ha risposto all'ultimo ciclo di domande dello psichiatra Elvezio
Pirfo - già perito di Annamaria Franzoni nel caso Cogne e più
recentemente nel processo ad Alessia Pifferi - e dei consulenti
di parte, Paolo Milia per la difesa e Diego Primavera per le
parti civili.
Perito e consulenti torneranno a riunirsi il 22 aprile per un
confronto, ma le loro relazioni saranno portate in aula davanti
alla Corte d'assise d'appello nell'udienza già fissata per il 24
maggio. Dall'incontro tra i professionisti del 22 aprile si
potrà già capire l'orientamento del perito della Corte. Se fosse
accertata l'incapacità di intendere e di volere, in tutto o in
parte, dell'imputatra cambierebbe il verdetto: nel primo caso si
andrebbe verso l'assoluzione, nel secondo potrebbe essere
condannata a una pena più mite.
I familiari dei pazienti si sono costituiti parte civile con
gli avvocati Rita Dedola, che rappresenta la vedova dell'unica
persona la cui morte è stata attribuita alla dottoressa nel
processo di primo grado, Mauro Massa e Gianfranco Sollai.
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