"Latte in stalla senza pascolo con pecore straniere per produrre il Pecorino Romano: le proposte di una parte della trasformazione e della commercializzazione rischiano di distruggere la nostra produzione d'élite". E' l'allarme lanciato dai pastori sardi in una lunga lettera inviata alla governatrice Alessandra Todde a all'assessore dell'Agricoltura, Gianfranco Satta.
Lettera-appello dei pastori sardi a Todde e Satta
"È notizia di questi giorni che il Consorzio del Pecorino Romano ha ricevuto parere positivo da parte del Ministero, riguardo la modifica del Disciplinare di Produzione. In particolare, ci riferiamo all'art. 5 che chiarisce, con estrema precisione, il fatto che il latte utilizzato per la produzione della Denominazione di Origine Pecorino Romano debba obbligatoriamente provenire, oltre che dagli storici areali di produzione anche dalle razze storiche che in tali areali si sono sempre allevate (Sarda e la razza Nera di Arbus in Sardegna, Vissana, Soppravissana e Massese oltre la Sarda nel Lazio e provincia di Grosseto), vietando di fatto che negli areali di origine venissero costituiti allevamenti stallini basati su razze estere migliorate che, pur trovandosi fisicamente nelle aree di origine, snaturassero di fatto il sistema di allevamento tradizionale che sta alla base della Denominazione di origine del Pecorino Romano e costituisce la ragione per la quale la stessa viene protetta - osservano Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu - Quindi il consorzio del Pecorino Romano, con la benedizione del Ministero, si starebbe muovendo nella stessa direzione del Roquefort in Francia (terra di origine della Laucone): quella di investire sulla unicità e specificità del binomio razza locale-territorio che a nostro avviso è la migliore assicurazione contro la svalutazione del prodotto Pecorino Romano. L'esperienza dovrebbe aver insegnato che questa è la strada giusta. Ma qualcuno vorrebbe tornare indietro mettendo in discussione quanto concordato con il Ministero e la Commissione Europea".
"Noi ribadiamo che il legame razza-territorio sta alla base delle denominazioni di origine e consente da sempre un'azione di promozione sul mercato dei prodotti tradizionali che ne impediscano una produzione dislocata nel mondo, proteggendoci da altri paesi che spesso hanno maggiori potenzialità produttive, dovute al fatto che praticano l'allevamento intensivo con latte standardizzato che non presenta più alcuna peculiarità - spiegano - Altro motivo da sottolineare è che la proiezione della prossima Pac mira a premiare lo sviluppo di sistemi di allevamento tradizionali, storicamente legati agli ecosistemi naturali, per favorire la sostenibilità ambientale dei sistemi zootecnici; l'opposto di ciò che avviene negli allevamenti intensivi".
I pastori chiedono un incontro alla Regione per ridiscutere "alcune delle tematiche che appesantiscono la situazione economiche delle aziende, tra cui l'inserimento nell'ecosistema 1 livello 2 dell'ovicaprino in Sardegna. Gli chiediamo però di porre come argomento prioritario nella sua agenda anche la riapertura di un tavolo latte permanente, dove si andranno a trattare anche le problematiche del latte caprino da sempre sottopagato, nel quale rivendichiamo la nostra presenza".
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