L'inchiostro delle pagine di quel libro si è trasformato in linee e chiaroscuri, le descrizioni sono diventate immagini, i pensieri e l'introspezione hanno preso una nuova forma, quella delle nuvole parlanti, rimanendo al confine tra realtà e fantasia per raccontare in un modo del tutto nuovo un grande classico della prosa novecentesca. Il deserto dei tartari di Dino Buzzati a quasi 85 anni dalla pubblicazione diventa un fumetto. Il volume cartonato, 176 pagine, sarà presentato in anteprima sabato 11 maggio al Salone del Libro di Torino.
L'adattamento del testo è opera dello scrittore e sceneggiatore sardo Michele Medda, creatore di personaggi famosi come Nathan Never, mentre i disegni, o più che altro gli acquerelli, sono opera del milanese Pasquale Frisenda, uno dei disegnatori più conosciuti di casa Bonelli già al lavoro in testate come Tex e Dylan Dog. La prefazione è a cura di Michele Masiero, direttore editoriale di Sergio Bonelli Editore e curatore del volume.
"Non è stato facile realizzare questo progetto - racconta all'ANSA Michele Medda -, l'idea è partita ufficialmente nel 2019. Io e il disegnatore ci siamo approcciati al lavoro in maniera diversa cercando poi di trovare una sintesi. Abbiamo pensato di lasciare parlare la storia sviluppando i personaggi, ampliando internamente il romanzo per trasportarlo nel racconto a fumetti". Pubblicato nel 1940, Il deserto dei tartari racconta la storia del tenente Drogo e della sua permanenza nella Fortezza Bastiani, avamposto dell'Impero ai confini di un deserto imprecisato, dove vive la sua esistenza in attesa di un nemico da cui difendersi che non arriverà mai.
Un viaggio dalle atmosfere realistico-fantastiche quelle descritte da Buzzati che lo sceneggiatore sardo ha ricreato "inserendo più eventi come il sogno, il legame con gli altri, il conflitto e la ricerca della gloria, tutte modifiche strategiche che attengono alla forma del racconto per immagini". Il disegnatore Pasquale Frisenda ha impiegato quasi tre anni per realizzare tutte le tavole del volume, eseguendo tantissimi studi su personaggi e atmosfere che ricordano quasi il surrealismo, Michele Medda invece in un paio di mesi è arrivato alla prima stesura, ma ci sono voluti anni per la realizzazione finale.
"Io e Pasquale siamo buzzatiani, Il deserto dei tartari è un libro che portiamo nel cuore - confessa Medda -. L'ho letto a 17 anni grazie a mio zio a cui ho dedicato il libro. Si chiamava Dino anche lui. Me lo aveva regalato per portarlo agli esami di maturità". Da qui l'aneddoto dello sceneggiatore sardo: "All'esame il commissario esterno mi chiese cosa avessi portato per la letteratura italiana. Io risposi di aver scritto una tesina sul Deserto dei tartari di Buzzati. Prima di iniziare mi disse che era uno scrittore di nessun rilievo letterario e che potevo fare a meno di parlarne. Adesso ho realizzato questo adattamento, mi piacerebbe proprio che lo vedesse".
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