Sono accusati anche di aver
aiutato Graziano Mesina durante la sua latitanza e di aver
creato un'associazione specializzata nel traffico e nello
spaccio di droga. Sono le ipotesi di reato contestate dalla Dda
di Cagliari agli altri indagati nell'ambito dell'inchiesta Monte
Nuovo, chiusa ieri con l'invio di 34 avvisi di conclusione delle
indagini preliminari.
Secondo la Dda, Nicolò Cossu, assieme al medico Tomaso Cocco,
primario della terapia del dolore del Binaghi di Cagliari,
Tonino Crissantu, braccio destro di Cossu, Mario Antonio Floris,
Paolo Sale, Antonio Fadda, Antonio Marteddu, Tomas Littarru,
Giuseppe Paolo Frongia, Anna Gioi, Raffaele Gioi, Salvatore
Gioi, Marco Lai, Battista Mele e Antonio Michele Pinna,
avrebbero "aiutato Graziano Mesina a sottrarsi all'esecuzione
della pena".
Crissantu avrebbe tenuto i contatti con Mesina "organizzando
e decidendo", insieme a Nicolò Cossu gli spostamenti del
latitante; gli altri si sarebbero occupati dei trasferimenti da
un rifugio all'altro, di fornire il supporto logistico e dei
contatti tra i vari fiancheggiatori.
Cossu e Desiderio Mulas sono anche accusati di associazione a
delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di
stupefacenti, sia cocaina "che acquistavano nel bergamasco e
distribuivano in Sardegna", sia di marijuana "che trasportavano
dalla Sardegna alla penisola".
A capo di tutto, secondo la Dda ci sarebbe stato proprio
Cossu - noto "Cioccolato" - che teneva i rapporti con gli
orgolesi e con gli altri componenti e affiliati del gruppo
criminale. Nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari
vengono citati numerosi episodi di cessione di droga. Tra questi
l'episodio per il quale sono accusati Cossu, Crissantu,
Desiderio Mulas, Vincenzo Deidda, Alessandro Arca, Alessandro
Rocca, Antonio Giuseppe Mesina, Battista Mele, Serafino Monni e
Vito Maurizio Cossu: la cessione di 600 chili di marijuana
destinata alla vendita nella penisola sequestrata il 16 maggio
2022 dai carabinieri.
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