Continua a essere critica la
situazione siccità in Sardegna e continuano ad ampliarsi le zone
colpite dal fenomeno che sta mettendo già da maggio a dura prova
agricoltori e allevatori sardi. Anche il nord dell'Isola deve
fare i conti con l'ampliarsi delle zone a rischio che stanno
aumentando al pari dei problemi che deve affrontare il mondo
agro-pastorale, diviso tra il crescente ricorso alle
irrigazioni, l'approvvigionamento dell'acqua con autobotti e
l'acquisto dei foraggi per il bestiame con costi aziendali
sempre maggiori.
L'allarme arriva in particolare da nord est, con l'area tra
Loiri, Porto San Paolo, Padru e Alà dei Sardi, senza dimenticare
la drammatica situazione della Nurra. La siccità, dunque, non
risparmia nemmeno il nord se si eccettuano le aree del
comprensorio irriguo del Consorzio di Bonifica, con l'invaso del
Liscia che continua a mantenere un buon livello di riempimento.
Lunedì atteso confronto tra una delegazione di Coldiretti e
il sindaco di Loiri Porto San Paolo, Francesco Lai.
L'associazione di categoria rinnova l'appello ai comuni affinche
i primi cittadini interessati dalla siccità deliberino lo stato
di calamità. Centinaia le segnalazioni raccolte da Coldiretti in
queste settimane.
"Siamo solo a maggio ma i nostri terreni sono già allo stremo
con i letti dei fiumi quasi a secco", denuncia Alessandro Ruiu,
allevatore e presidente Coldiretti Loiri. Stesso problema a
Padru dove "già oggi le sorgenti sono quasi prosciugate e di
questo passo, a breve, non ci sarà più acqua - attacca un altro
allevatore, Gabriele Mandras - Non sappiamo come abbeverare il
nostro bestiame e la situazione peggiora di giorno in giorno".
Situazione che in tutta la Gallura "è a dir poco disperata -
sottolinea Michele Filigheddu, allevatore di bovini - Tutto
l'inverno le alte temperature e i venti alternati freddi e
caldi, hanno bloccato completamente lo sviluppo delle piante e
molti erbai, in particolare di avena, che oggi dovrebbero essere
alti almeno un metro e mezzo, sono solo di pochi centimetri".
Non c'è pace nemmeno per il grano: "Oggi dovevamo avere già
le piante pronte per la provvista per il pane per tutto il 2024,
invece a malapena il grano riesce ad arrivare in altezza a
superare le scarpe - spiega Leonardo Muzzu - Le spighe non solo
non stanno producendo i quantitativi adeguati per il pane, ma
nemmeno per produrre il fabbisogno utile ai nostri animali. La
speranza sta lasciando il passo a una dura realtà".
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