Una bomba ad alto potenziale che
ha fatto saltare in aria una Fiat Panda a Villaspeciosa per
intimidire il fidanzato di una ragazza con la quale uno di loro
aveva avuto una relazione e la stessa notte una scritta di
insulti sul cancello dell'abitazione di un'altra giovane
responsabile di aver chiuso i rapporti con un altro del loro
gruppo. Un raid compiuto la notte tra fine novembre e i primi di
dicembre dello scorso anno quello messo a segno dal 38enne di
Vallermosa e dai due 21enni di Assemini e Villasor arrestati
questa mattina dagli agenti della Digos con l'operazione Revenge
Bomb per danneggiamento, fabbricazione o detenzione di materiale
esplodente, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale,
minaccia e diffamazione. I tre si trovano ora ai domiciliari.
"Nel giro di cinque mesi abbiamo fatto piena luce su questo
grave episodio - ha evidenziato la Questora di Cagliari Rosanna
Lavezzaro - inizialmente abbiamo lavorato come se fosse un
attentato ai danni di un nostro ispettore della Digos, poi si è
scoperto che era indirizzato al figlio. Un episodio grave con un
ordigno micidiale piazzato sotto l'auto. Abbiamo agito
velocemente in stretta sinergia con la Procura".
I tre, secondo quanto accertato dalla Digos, avevano preso a
noleggio un'auto e la notte del 30 novembre hanno lasciato le
scritte minacciose al cimitero di Vallermosa contro il
comandante della stazione dei carabinieri "responsabile di aver
cercato di notificare un atto a uno dei due 21enni", ha
precisato il dirigente della Digos, Antonio Nicolli. Poi la
notte del 2 dicembre hanno preso di mira il figlio
dell'ispettore della Digos, che avevano già in precedenza
minacciato, facendogli saltare l'auto con un ordigno
artigianale. A un'altra ragazza, invece, hanno lasciato sul
portone di casa una scritta con gli insulti. Un 20enne e un
19enne di Decimomannu e Assemini sono, invece, indagati per
minacce sempre ai danni del figlio dell'ispettore della Digos.
Oggi nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati un
tirapugni, una mazza da baseball e i telefoni cellulari degli
indagati. Nelle chat social visionate dalla polizia emerge un
atteggiamento violento tenuto dal gruppo, con minacce e insulti
nei confronti delle ex fidanzate.
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