Il settore dei trapianti d'organi
della sanità sarda sta vivendo un momento importante. A
confermarlo è l'intensa attività dell'Arnas G. Brotzu che nelle
prime settimane di giugno si è resa protagonista di cinque
prelievi di fegato e sei trapianti (uno dei fegati è stato
donato da un paziente di un'altra regione italiana), ai quali si
aggiungono sei prelievi di rene e due trapianti.
Ora l'Azienda compie un ulteriore passo avanti e apre le
porte a una nuova procedura: la modalità di donazione dopo
arresto cardiaco del donatore, la DCD, Donation after cardiac
death, che consentirà di estendere il numero dei potenziali
donatori. Comprende, infatti, donatori che un tempo non era
possibile prendere in considerazione, con ciò contribuendo a
ridurre la permanente carenza d'organi che genera lunghi periodi
di attesa in lista, con conseguente rischio di uscita dalla
stessa per lo sviluppo della malattia e la conseguente
impossibilità di affrontare un trapianto.
E' in fase di deliberazione il Documento Aziendale sul Fine
Vita la cui condivisione e partecipazione alla stesura ha visto
coinvolte tutte le Strutture dell'Arnas. Un grande lavoro
multidisciplinare e multisettoriale che, nella sua elaborazione,
ha affrontato il delicato tema della donazione a cuore fermo.
Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte
encefalica quindi a cuore ancora battente, con la nuova
procedura, invece, il cuore del donatore è fermo. In Italia la
norma stabilisce che per determinare la morte con criteri
cardiologici occorre osservare un'assenza completa di battito
cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti (nella maggior parte
dei Paesi europei questo tempo è di 5 minuti). A regolare la
donazione a cuore fermo sono gli stessi riferimenti di legge ed
etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata
con criteri neurologici, che consiste in sei ore di osservazione
da parte della commissione che deve dichiarare ufficialmente
l'avvenuto decesso. Una volta accertata la morte, il prelievo di
organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si
presenta come una procedura di alta complessità, che richiede un
elevato livello di collaborazione tra strutture e discipline
diverse.
All'estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi
molto diffusa, al contrario di quanto avviene in Italia, dove è
praticata in un numero molto limitato di centri dotati di
competenze e tecnologia adeguate alla complessità della
procedura. Il Brotzu, a breve, sarà uno di questi. "Siamo orami
giunti alla fine di questo lungo percorso che ha generato
all'interno dell'Azienda un clima propositivo di conoscenza e
condivisione", dichiara la direttrice generale dell'Arnas,
Agnese Foddis.
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