Riprende nell'Aula del Consiglio
regionale il dibattito sul disegno di legge della giunta che
sospende per 18 mesi in Sardegna la realizzazione di impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili. Il via libera è
atteso in giornata, i più ottimisti nella maggioranza sperano di
chiudere entro le 14.
In Aula gli assessori della giunta, ma non la presidente
Todde, impegnata in queste ore a Olbia e attesa poi a Cagliari
in Consiglio. Fuori dalle porte un piccolo gruppo di
rappresentanti del coordinamento dei comitati contro la
speculazione energetica che sperava di poter assistere alla
seduta.
È in salita l'ipotesi di un voto finale bipartisan, come
auspicato dalla maggioranza per dare forza alla cosiddetta
'moratoria', comunque a rischio di impugnazione per
incostituzionalità, ma utile per prendere tempo e definire la
mappa delle aree idonee, oltre a scrivere il piano energetico
regionale.
Negli interventi dell'opposizione nella discussione generale
dell'articolo 2, il cuore dei divieti, continuano le critiche
già evidenziate e si respira l'orientamento all'astensione,
anche perché il centrosinistra allargato al M5s ha già fatto
sapere di non voler accogliere alcuni emendamenti, in
particolare di Fdi. È Paolo Truzzu, capogruppo del partito di
Giorgia Meloni, a illustrare i dubbi: "Ci sono deroghe molto
specifiche elencate nel ddl, viene il dubbio che ci siano casi
particolari che si vuole tutelare", sottolinea.
Un articolo giudicato "ridondante" perché i divieti sono già
previsti in altre norme. E incompleto perché "non si è avuta la
volontà di sfidare lo Stato, serve inserire un parere
urbanistico obbligatorio e vincolante, ma voi non ne volete
sapere", dice Truzzu alla maggioranza. E poi ascoltare la voce
delle comunità locali, "attraverso la richiesta di una
compatibilità urbanistica per i progetti già presentati, in modo
da poter chiedere la variante urbanistica e discuterne".
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