(di Alessandra Magliaro)
E' stata la Cris
anoressica di Braccialetti Rossi, un ruolo e una serie tv di
quelle che segnano per sempre e non solo perchè ti rendono
popolare, è stata Benedetta di Questo nostro amore con Neri
Marcorè, e poi ancora Bianca de' Medici nel kolossal sui signori
di Firenze, Rebecca in Noi accanto a Lino Guanciale e Lidia
carabiniere in Black Out. Aurora Ruffino è uno dei volti noti
della fiction italiana Rai dopo l'esordio giovanissima nella
Solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo nel 2010 e la
decisione di studiare recitazione e diplomarsi al Centro
Sperimentale di Cinematografia per fare sul serio. "Tante donne,
tutte diverse, tanti bei ritratti cui mi piace aggiungere
l'ultimo, Maria Josè del Belgio della Lunga Notte - la Caduta
del duce Alessio Boni e un bellissimo cast, diretta da Giacomo
Campiotti con cui avevo girato ormai anni fa Bianca come il
latte, rossa come il sangue e poi Braccialetti Rossi. Speriamo
di andare avanti per la seconda stagione. Poi ci sarà un Black
Out 2, mentre ho appena fatto una esperienza internazionale
sfidante, girando da protagonista una coproduzione europea in
Estonia, un period crime dal titolo provvisorio Detective Von
Fock", racconta Ruffino in una intervista all'ANSA. Madrina del
Festival del cinema di Tavolara 2024, dove è accompagnata dal
fidanzato attore anche lui, l'inglese Jacob Fortune-Lloyd, visto
in La regina degli scacchi, Bodies e nella saga dei Tre
Moschettieri.
"Mi piace il fatto di essere me stessa, presentare le serate con
Neri Marcorè, porre domande agli attori, è la mia prima
esperienza ma uscire da una dimensione di interprete in cui sei
sempre qualcun altro per professione è qualcosa che mi sta
appassionando, è un spazio nuovo e diverso. Da attrice sei
esecutrice di qualcosa dato da altri. Per tanti anni, ormai più
di 15 fare l'interprete ha avuto un significato per me anche
terapeutico, mi ha tirato fuori l'emotività, le mie ombre -
racconta Ruffino con un passato familiare doloroso -, ora sento
anche il desiderio di aprire nuove porte, esprimermi in modi
diversi, credo sia fisiologico, mi preoccuperei del contrario".
La notizia c'è perchè e la anticipa lei stessa: "l'8 ottobre per
Rizzoli uscirà il mio primo romanzo. Scrivo da sempre, è un
altro modo di elaborare quello che ho dentro ma ora sono felice
del mio esordio: al centro di questo romanzo di formazione c'è
una giovane donna di 20 anni che compie un viaggio fisico e
interiore, non è autobiografia ma qualcosa che conosco bene".
Orgogliosa di partecipare a "tante serie belle che produce la
Rai con sempre maggiore qualità, cura e attenzione al femminile.
So di essere stimata ma certo in Italia sicuramente come attori
viviamo una etichetta e anche se ho desiderio di fare cinema è
soprattutto la tv che mi viene proposta.
Mi piacerebbe fare cose diverse, sperimentare, sono ansiosa di
crescere artisticamente e l'unico modo è fare esperienze diverse
e anche per questo mi sono buttata con entusiasmo nel progetto
estone. Ma se dovessi dire più di tutto mi interessa la mia
crescita interiore e penso che in ciò che accade tutto abbia un
senso". Anche ritrovare a Tavolara Brando Pacitto, di
Braccialetti Rossi, qui per presentare Troppo Azzurro con il
giovane regista Filippo Barbagallo. "Eravamo giovani ma quella
prima serie sulle malattia gravi nei ragazzi ha rotto molti tabù
e ci ha legati per sempre. Ad esempio due persone che hanno
sofferto di anoressia come il personaggio che interpretavo sono
rimaste in contatto con me. E poi tra qualche giorno - conclude
Aurora Ruffino - tutti noi di Braccialetti Rossi ci ritroviamo,
una reunion a 10 anni dalla prima serie per incontrare i
volontari di oncologia della F.a.v.o. è incredibile cosa ha
smosso quella fiction in tante persone".
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