Dal Poetto di Cagliari a Villasimius. E poi Chia, Barisardo, Bosa, Santa Maria Navarrese, Mari Pintau. E ancora Alghero, Santa Caterina, Carloforte e Orosei. E tante altre spiagge. Anche in Sardegna, dal nord al sud, migliaia di ombrelloni chiusi per protestare contro la mancata emanazione da parte del governo delle nuove regole sugli stabilimenti balneari.
La protesta termina alle 11.30. Fino a quell'ora niente ombra: i gestori confidano nella solidarietà e nella comprensione dei bagnanti. La manifestazione nazionale è indetta dalle organizzazioni sindacali Sib e Fiba. "Ci dispiace essere arrivati a tanto - spiega Claudia Comida, presidente regionale del Sib - ma la situazione è diventata oramai insostenibile. Il vuoto normativo col quale stiamo convivendo da anni sta creando situazioni dannose e gravose. Abbiamo comunque atteso fino all'ultimo giorno utile che il Governo emanasse la nuova legge, vista però la chiusura dei lavori parlamentari senza che questo sia accaduto, ci siamo trovati costretti ad una presa di posizione".
I gestori spiegano ai bagnanti le ragioni della loro protesta. "Siamo consapevoli - continua Comida - che creeremo qualche disagio agli utenti ed alla nostra preziosissima clientela, ma difendere il proprio lavoro è giusto. Ancora di più se si tratta anche di difendere il frutto del proprio lavoro e di decenni di sacrifici. Diventa sacrosanto. L'abbiamo fatto in piazza e nei Tribunali. È ora di farlo anche nelle nostre aziende ma abbiamo cercato di farlo in modo responsabile: infatti il servizio salvataggio sarà comunque garantito durante lo stop delle nostre attività".
Sindacato all'attacco: "Ci auguriamo che questo sia uno stimolo per la classe politica affinchè dia risposte e certezze a più di 30mila imprese operanti sul demanio che costituiscono un modello invidiato in tutto il mondo e parte fondamentale del Sistema turistico internazionale delle vacanze".
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