Monta la protesta dei lavoratori della Portovesme srl nel Sulcis e nel Medio Campidano, dopo l'annuncio dell'azienda di fermare una parte degli impianti dello zinco. Oggi gli operai (350 diretti ai quali si aggiungono 400 indiretti) hanno incrociato le braccia per uno sciopero di 24 ore, Ma sarà sfruttata anche la vetrina del G7 Lavoro a Cagliari, in programma la prossima settimana, mentre la mobilitazione potrebbe salire di tono già nelle prossime ore, dopo il blocco di questa mattina ai cancelli di ingresso della fabbrica. Non sarebbe la prima volta che si assiste a clamorose proteste. Nel febbraio 2023, quattro operai si arrampicarono sulla ciminiera dell'impianto a 100 metri di altezza restando sul fumaiolo per 4 giorni prima di decidere di scendere.
Attualmente la Portovesme srl è l'unico produttore di zinco e piombo; in Italia e la fabbrica ha un'importanza strategica; nazionale. Ora, però, "le difficili condizioni di mercato in cui l'impianto si è trovato ad operare, che includono termini commerciali poco vantaggiosi e prezzi energetici elevati in Europa, in particolare in Italia", non permettono, come ha spiegato l'azienda, di mantenere attiva la linea dello zinco (Sx) e dell'elettrolisi. In progetto ci sono nuove lavorazioni come il recupero dei materiali delle batterie esauste (la cosiddetta black mass) ma in attesa di questo passaggio la Glencore, la multinazionale proprietaria dello stabilimento del Sulcis, ha deciso lo stop che ha fatto scattare la protesta.
Cgil, Cisl e Uil, ma anche l'istituzione Regione Sardegna, i partiti in modo bipartisan e i parlamentari dell'Isola, richiamano gli impegni presi dall'azienda per mantenere in marcia gli impianti sino allo switch e chiedono di avere subito un incontro "ad alto livello" col Governo. Attendono anche l'esito del confronto di lunedì 9, quando al Mimit si incontreranno i vertici della Portovesme srl per un confronto chiesto dalla stessa azienda nei giorni scorsi. I sindacati, nel frattempo, puntano il faro anche su Cagliari: mercoledì 11 avranno un confronto con l'assessore regionale all'Industria Emanuele Cani, il giorno prima, il 10, saranno invece al Labour 7, in occasione del G7 Lavoro ospitato nel capoluogo sardo, per interloquire con i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil e spiegare le ragioni della mobilitazione.
Unamine la posizione delle tre sigle. "È opportuno arrivare nel tempo più breve possibile al tavolo nazionale e capire se Glencore vuole ancora stare in Sardegna con la piena occupazione oppure il governo guardi verso altre soluzioni", spiega Emanuele Madeddu della Filctem Cgil. "Siamo pronti a sederci al tavolo di confronto ma per ora la protesta non si ferma. Abbiamo già in programma diversi incontri ma serve una convocazione a più alti livelli a Roma", avverte Vincenzo Lai della Femca Cisl. "La chiusura di parte della linea zinco è in pratica lo stop all'80% degli impianti, e questo fatto rischia di mandare a casa circa 750 persone tra diretti e indiretti - denuncia infine Pierluigi Loi della Uiltec - Questo territorio non può permettersi un altro dramma sociale".
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