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Ue, via ultime misure restrittive peste suina in Sardegna

Ue, via ultime misure restrittive peste suina in Sardegna

Annuncio della Regione dopo riunione a Bruxelles

CAGLIARI, 21 settembre 2024, 18:26

di Fabrizio Fois

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Sono passati 46 anni da quando in Sardegna si verificò il primo caso di peste suina: era il 1978 e il virus si manifestò nel sud dell'Isola, giunto presumibilmente attraverso scarti alimentari arrivati su navi o aerei dalla Penisola Iberica, diffondendosi poi nelle zone interne con le transumanze. Oggi, dopo diversi piani di eradicazione a partire del 1982 e una strenua lotta al pascolo brado mutuata proprio dalla Spagna, l'Isola esce finalmente dall'incubo: la malattia è stata eradicata e cadono anche le ultime restrizioni che negli anni hanno limitato la movimentazione e la commercializzazione delle carni suine, anche trasformate. Basti pensare che per un sardo era quasi impossibile portare anche solo un insaccato di suino fuori dall'Isola per il semplice autoconsumo. Ma se per la Sardegna questo è un "traguardo storico", come hanno sottolineato sia la governatrice Alessandra Todde che Coldiretti, a esultare per la decisione della Commissione Ue sulla base della riunione del Comitato PAFF (Piante, Animali, Alimenti e Mangimi) tenutasi oggi a Bruxelles, sono anche Calabria, Piemonte e Liguria In alcuni territori di queste tre regioni la stessa commissione ha tolto le limitazioni che si sono abbattute sul comparto. "Un ottimo risultato - dicono il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida - Le misure adottate richiedono sacrifici alle aziende, a cui stiamo garantendo supporto, ma sono necessarie per salvaguardare la salute animale e scongiurare ricadute sulle attività degli allevamenti. Questi primi risultati indicano la strada da seguire, secondo la strategia messa in atto dalla struttura commissariale, che sta lavorando senza sosta anche nelle altre aree interessate dalla peste suina africana". Ma a preoccupare non è solo la Psa. C'è anche un'altra malattia degli animali che si sta espandendo in Italia, la lingua blu (febbre catarrale degli ovini). Lombardia, Calabria e Piemonte tra le regioni più colpite nella Penisola - come evidenziato nei giorni scorsi da Coldiretti - ma in Sardegna sta dilagando. Nell'Isola i focolai sono oltre 2100 con quasi 9mila ovini morti, secondo i dati dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Isola guidato sino a qualche tempo fa da Giovanni Filippini, oggi dg della Sanità Animale al ministero della Salute e in prima linea contro le epizoozie. Secondo l'unità organizzativa veterinaria della direzione regionale Welfare della Regione Lombardia, ad oggi sono stati registrati 56 focolai di blue tongue in allevamenti di ovini (nelle province di Lecco, Sondrio, Como, Varese, Bergamo e Pavia) e 7 in allevamenti di bovini (nelle province di Lecco, Monza-Brianza, Como, Bergamo e Pavia). In Calabria sono una cinquantina i focolai e circa 2mila i capi morti. La lingua blu è arrivata anche in Piemonte, nel Torinese e nell'Alessandrino, con un centinaio di focolai e altrettanti capi morti, a cui si aggiungono i casi registrati, e confermati dall'Izs di Teramo, in Valle d'Aosta nei comuni di Perloz e Aosta.

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