Un approccio creativo al tema
delle migrazioni attraverso la 2/a edizione della mostra
"Sguardi Plurali sull'Italia plurale". Immagini di una
quotidianità raccontata da 24 fotografi "con retroterra
migratorio", nati in Italia, o giunti da piccoli, rifugiati,
cittadini italiani e altri in attesa di diventarlo.
"Il loro vissuto e la loro cultura arricchisce una società
sempre più stratificata, interconnessa e che si vorrebbe sempre
più inclusiva", commenta l'antropologo Pietro Cingolani, tra gli
ideatori e promotori del progetto promosso da Fieri, Csc
Carbonia della Società Umanitaria, Università di Bologna e
Camera - Centro Italiano per la Fotografia.
Carbonia film festival accende un faro su un tema di stretta
attualità. In mostra gli esiti di un concorso rivolto a giovani
fotografi e fotografe. Vincitori ex aequo sono il regista italo
- algerino nato a Roma, Mounir Derbal con "Spaccapistoni" e la
fotoreporter e visual artist italo - somala, nata a Torino, Deka
Mohamed Osman, con "Ir-regular life". Al 3/o posto la fotografa
Gabriela Du Bois. Taglio del nastro il 13 novembre alle 18 negli
spazi della Biblioteca Comunale di Carbonia, alla presenza di
Mounir Derbal e Deka Mohamed Osman.
"Un'antologia di storie sull'Italia di oggi e su quella di
domani tra luci e ombre, tra i nuovi drammi dell'immigrazione e
nel quale risuonano gli echi di nuovi conflitti, vicini e
lontani e dove cresce la sensibilità pubblica intorno ai temi
cruciali, ambiente, disparità e violenza di genere, colonialismo
culturale e razzismo", aggiunge ancora Cingolani.
Attraverso l'immaginifica rappresentazione di un
sottoproletariato androide Mounir Derbal, in un collage di foto
d'archivio, scatti originali e creati con l'IA, esplora il
lavoro sommerso per mettere in luce la marginalizzazione sociale
di lavoratori e lavoratrici come babysitter, banconisti, addetti
alle pulizie. "Il migrante si fa androide e viene trasportato in
una realtà alternativa dove, nonostante il precoce sviluppo
tecnologico, rimane il problema dell'integrazione", si legge
nella motivazione della giuria. Un prezioso frammento di storia
emerge dal lavoro di Deka Mohamed Osman. "Un ritratto della
diaspora somala in Italia negli anni '80 e '90, periodo cruciale
nella storia migratoria del Corno d'Africa, ex colonia
italiana", si legge ancora.
Attraverso le immagini scorrono le esperienze di coloro che
hanno attraversato Torino in cerca di sicurezza e opportunità.
"Con l' obiettivo di preservare la memoria storica di una
comunità migrante - scrive la giuria - da sempre di natura
nomade e stimolare una riflessione sulle questioni legate
all'identità, all'appartenenza e alla convivenza
interculturale".
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