Inizio anno caldo sul fronte delle vertenze sindacali nel Sulcis Iglesiente. Dopo la visita degli esponenti del governo nazionale e regionale il 27 dicembre ora i rappresentanti dei lavoratori della Portovesme srl chiedono chiarezza sui prossimi passi e soprattutto di mantenere in marcia gli impianti. Anche se la fermata anticipata della produzione dello zinco ha lasciato l'amaro in bocca ai circa 900 operai diretti e dell'indotto ai quali si sommano gli altri lavoratori del territorio che, in qualche modo, insistono sul tessuto industriale di Portovesme, "Le produzioni storiche così come le abbiamo conosciute non ci sono più. Dopo la chiusura della linea piombo nel 2023 Glencore, rompendo l'impegno assunto con le Organizzazioni sindacali e il territorio, il 5 settembre scorso ha comunicato la fermata anche della linea zinco. Eppure, l'impegno prevedeva che si sarebbe andati avanti con lo Zinco sino alla definizione dello studio di fattibilità per il Litio - scrive la Rsu in una lunga nota - Produzione, in aggiunta alle altre, accolta favorevolmente in quanto inserita in un percorso eco-sostenibile, alla luce dell'approvazione da parte dell'Europa (e recepita dall'Italia del Critical Raw Materials Act). Tema importante ma, per stessa ammissione della Glencore, non imminente dato che l'approvazione sulla fattibilità del progetto non sarà data prima di gennaio 2027".
"L'attenzione straordinaria che il Governo Nazionale e quello Regionale oltre che tutti gli Enti Locali stanno dedicando alla vertenza, deve urgentemente portare atti concreti - si legge ancora - Per quanto ci sia ancora poco in marcia, riteniamo che qualsiasi considerazione si stia facendo rispetto ad un passaggio nella gestione dello stabilimento debba passare dagli impianti in marcia". La Rsu non si dichiara "pregiudizievolmente contraria a nessun percorso individuato" e si aspetta che il governo, dopo le dichiarazioni fatte in stabilimento, "sia conseguente: non abbiamo più tempo per la propaganda".
Non lontano dalla fabbrica della Glencore si vive un'altra situazione di crisi. Alla Sider Alloys, dove è atteso da tempo il riavvio della produzione di alluminio con il revamping dello smelter e della sala elettrolisi, i sindacati denunciano ritardi negli stipendi e nella tredicesima e martedì 7 è stata fissata un'assemblea dei lavoratori e uno sciopero. "Sono 7 anni che la Sider Alloys ha rilevato lo stabilimento e oggi possiamo dire che gli impegni presi non sono stati rispettati- dice Renato Tocco della Uilm - Credo che il Mimit e la Regione, debbano trarre le dovute conseguenze e andare oltre, cercando e sostenendo l'arrivo di un acquirente in grado di portare avanti una produzione strategica per l'Italia e per l'Europa". Intanto i lavoratori che sarebbero dovuti rientrare al lavoro proprio martedì 7 sono stati richiamati per lunedì 13, "e quelli in mobilità non vedono prospettive. Per non parlare di chi opera negli appalti - stigmatizza Tocco - E' ora di dire basta. Stiamo sollecitando da tempo un incontro a Roma e oggi ribadiamo l'urgenza di una riunione che possa segnare una svolta, magari salutando Sider Alloys in vista di un nuovo investitore già interessato. Il governo può farlo visto che una quota del 20% appartiene a Invitalia".
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