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Chiesto il processo per il fratello di Becciu e per altri 8

Chiesto il processo per il fratello di Becciu e per altri 8

La Procura di Sassari li accusa di peculato e riciclaggio in relazione all'inchiesta sui fondi della Santa Sede

SASSARI, 08 gennaio 2025, 19:06

di Vincenzo Garofalo

ANSACheck
Tribunale di Sassari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tribunale di Sassari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Per la Procura di Sassari non ci sono dubbi: nove imputati, tra cui Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, e il vescovo di Ozieri, Corrado Melis, devono essere processati con l'accusa di peculato e riciclaggio per la gestione privatistica di circa 2 milioni di euro dei fondi dell'8 per mille e di 100mila euro della Segreteria di Stato del Vaticano, destinati alla diocesi.

   La richiesta di rinvio a giudizio, con sequestro dei beni, è stata presentata dal pubblico ministero Gianni Caria, davanti al gup Sergio De Luca. L'udienza è stata aggiornata al 3 febbraio per le repliche degli avvocati della difesa, Ivano Iai e Antonello Patanè, che sostengono l'innocenza di tutti gli imputati.

   Per la Procura quei fondi, in un periodo compreso tra gennaio 2013 e febbraio 2023, sono confluiti nelle casse della cooperativa sociale Spes, di cui Tonino Becciu è rappresentante legale, e utilizzati per fini privati. Sei imputati, Tonino Becciu, il vescovo Corrado Melis, il direttore della Caritas don Mario Curzu, il parroco di San Nicola ed economo della diocesi, don Francesco Ledda, Giovanna Pani e Maria Luisa Zambrano, sono accusati di peculato e riciclaggio. Agli atri tre, il parroco di San Francesco, don Roberto Arcadu, Franco Demontis e Luca Saba, sono contestati i reati di false dichiarazione al pm e favoreggiamento.

   Per gli avvocati della difesa, Lai e Patané, le accuse sono infondate ed esisterebbe anche un difetto di giurisdizione: "Ferma restando la corretta modalità di impiego delle somme contestate - spiegano -, occorre evidenziare l'irrituale ingerenza dell'autorità italiana quanto alla gestione dei fondi dell'8 per mille, il cui controllo, di esclusiva pertinenza della Cei, non compete a soggetti diversi da quelli preposti al governo degli affari della Chiesa cattolica, nel rispetto dell'art. 7 della Costituzione e del Concordato".

   I due legali, "nel ricordare che sia la Cei, sia la Segreteria di Stato vaticana, ma anche il ministero dell'Economia italiano non si sono costituiti parti civili nel processo, così non lamentando alcun illecito o danno in relazione alla condotta della diocesi e dei suoi collaboratori", sottolineano "con estrema semplicità e al tempo stesso con la forza dei dati oggettivi e documentali, che ogni singolo centesimo dei fondi dell'8 per mille è stato utilizzato per scopi caritatevoli e solidali, mentre la somma ricevuta dalla Segreteria di Stato risulta ancora depositata in un conto bancario della diocesi".

   L'inchiesta aperta a Sassari è legata al processo del Tribunale vaticano conclusosi nel dicembre 2023 con la condanna a 5 anni e sei mesi del cardinale Angelo Becciu per come aveva gestito i fondi della Segreteria di Stato e per la compravendita del palazzo di Londra. Nelle motivazioni di quella sentenza è focale il giudizio sui fondi destinati alla cooperativa Spes della diocesi di Ozieri, anche se per opere di beneficenza. "Il tema centrale - si legge - resta uno e uno soltanto: la illiceità della donazione, in guanto effettuata a favore di propri congiunti e quindi in violazione delle già citate norme dell'ordinamento con conseguente uso illecito delle somme di cui il pubblico ufficiale dispone". 

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